In un articolo appena scritto per Ekklesía termino con
un accenno alle sei Suore delle poverelle di Assisi, morte da autentiche
martiri della carità:
Nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo,
tra il 25 aprile e il 28 maggio 1995, durante l’epidemia di Ebola, in poco più
di un mese, sono morte sei Poverelle, tutte infermiere, prendendosi cura dei
malati nell’ospedale e curandosi tra di loro. Erano missionarie laggiù da
parecchi anni.
All’Ospedale di Kikwit già da tempo affluivano malati,
che in brevissimo tempo si aggravavano e morivano. Anche Suor Floralba si
ammala e muore di una malattia che ancora non si conosceva. Suor Clarangela, pur provando uno strano senso
di stanchezza, continua il suo servizio generoso ai numerosi malati affetti da
quello strano malessere. Un esperto virologo zairese venuto da Kinshasa,
esprime subito il sospetto che si tratti di Ebola. Suor Clarangela è presto contagiata
e muore il 6 maggio. La stessa sorte tocca a Suor Danielangela, che sta accanto
a suor Clarangela fino all’ultimo. Nel frattempo Suor Dinarosa, rimasta
all’ospedale a curare i malati, muore il 14 maggio. Suor Annelvira, la
Superiora provinciale, accorre da Kinshasa a Kikwit, al capezzale di Suor
Floralba e rimane costantemente accanto alle consorelle contagiate. Muore il 23
maggio. Suor Vitarosa, venuta da Kinshasa per la gravità della situazione, si
offre a sua volta per la cura delle sorelle malate. Inutili i tentativi di
numerosi operatori sanitari che tentano di trattenerla. Si sente chiamata là, pronta
per un’offerta estrema di amore! Muore il 28 maggio.
È un semplice elenco di sei nomi. Se leggiamo alcuni
dei loro scritti e delle loro storie, come quelli raccolti da Paolo Aresi nel
libro L’ultimo dono, pubblicato dall’editrice Queriniana (2010), non
sono più semplici nomi: appaiono volti concreti di donne straordinarie che,
consapevoli della gravità della situazione, non hanno lasciato il loro posto,
continuando a lavorare per servire quanti aveva bisogno, fino all’ultimo
respiro. Un gesto estremo non improvvisato, ma frutto di un amore per Dio e di una
dedizione straordinaria, eroica ai poveri: “Amore chiede amore” (sr.
Danielangela).
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