venerdì 18 giugno 2021

Sei martiri della carità

 


In un articolo appena scritto per Ekklesía termino con un accenno alle sei Suore delle poverelle di Assisi, morte da autentiche martiri della carità:

Nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, tra il 25 aprile e il 28 maggio 1995, durante l’epidemia di Ebola, in poco più di un mese, sono morte sei Poverelle, tutte infermiere, prendendosi cura dei malati nell’ospedale e curandosi tra di loro. Erano missionarie laggiù da parecchi anni.

All’Ospedale di Kikwit già da tempo affluivano malati, che in brevissimo tempo si aggravavano e morivano. Anche Suor Floralba si ammala e muore di una malattia che ancora non si conosceva.  Suor Clarangela, pur provando uno strano senso di stanchezza, continua il suo servizio generoso ai numerosi malati affetti da quello strano malessere. Un esperto virologo zairese venuto da Kinshasa, esprime subito il sospetto che si tratti di Ebola. Suor Clarangela è presto contagiata e muore il 6 maggio. La stessa sorte tocca a Suor Danielangela, che sta accanto a suor Clarangela fino all’ultimo. Nel frattempo Suor Dinarosa, rimasta all’ospedale a curare i malati, muore il 14 maggio. Suor Annelvira, la Superiora provinciale, accorre da Kinshasa a Kikwit, al capezzale di Suor Floralba e rimane costantemente accanto alle consorelle contagiate. Muore il 23 maggio. Suor Vitarosa, venuta da Kinshasa per la gravità della situazione, si offre a sua volta per la cura delle sorelle malate. Inutili i tentativi di numerosi operatori sanitari che tentano di trattenerla. Si sente chiamata là, pronta per un’offerta estrema di amore! Muore il 28 maggio.

È un semplice elenco di sei nomi. Se leggiamo alcuni dei loro scritti e delle loro storie, come quelli raccolti da Paolo Aresi nel libro L’ultimo dono, pubblicato dall’editrice Queriniana (2010), non sono più semplici nomi: appaiono volti concreti di donne straordinarie che, consapevoli della gravità della situazione, non hanno lasciato il loro posto, continuando a lavorare per servire quanti aveva bisogno, fino all’ultimo respiro. Un gesto estremo non improvvisato, ma frutto di un amore per Dio e di una dedizione straordinaria, eroica ai poveri: “Amore chiede amore” (sr. Danielangela).

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