Come la nave, che solca il mare, dietro a sé non lascia traccia alcuna del percorso fatto, così la nostra anima, condotta dallo Spirito divino, attraversando l’immenso mare e l’abisso delle contemplazioni divine, non dovrebbe vedere, se si volta indietro, per quale strada sia passata, né come a quel dato punto sia giunta.
Se tu avessi considerato tutto questo, carissimo
fratello in Cristo, probabilmente non avresti domandato né a me né ad altri che
ti fosse suggerito un modo di pregare; ma ti saresti completamente abbandonato,
invece, allo Spirito divino, senza pretendere di conoscere né la via, né come
ti guida.
Allora tieni a mente che nelle tue orazioni,
quando cioè sei in preghiera, il metodo migliore è quello di non avere
nessun metodo e che la forma migliore è quella di non avere alcuna forma.
Poiché l’orazione nasce da quello Spirito che nei suoi doni è generoso,
abbondante e vario, così vari e diversi e quasi infiniti sono i modi e le
forme che essa ha.
Ho letto stamani queste parole sapienti del beato Paolo Giustiniani, Trattato sulla preghiera. È la storia della barca a remi e della barca a vela. Si può andare avanti remando, a fatica, oppure ci si può affidare al soffio del vento. Questo vale per l’intero cammino spirituale che conviene percorrere lasciandosi condurre dal soffio dello Spirito, come Dio vuole. La sua conduzione è certamente meglio della nostra e vale la pena fidarsi di lui. E vale anche per la preghiera: mettersi con calma davanti a Dio e lasciarsi guidare con docilità dal suo Spirito, senza troppe complicazioni.
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