Cresce o no il Regno di Dio? Il numero
dei credenti è in regresso, le chiese si trasformano in negozi, i simboli
religiosi sono banditi dai luoghi pubblici. Verrebbe da scoraggiarsi.
Ecco allora la parabola del seme che
cresce comunque, perché ha in sé una forza inarrestabile.
Non dipende da noi che il Regno di Dio
avanzi. Il contadino può dormire o vegliare, «il seme germoglia e cresce», sicuramente. Il Regno di Dio è “di Dio”, e noi crediamo che lo porta avanti lui,
per vie misteriose e infallibili. Quella di oggi è una parabola che dà grande speranza e mette
a tacere i profeti di sventura: Dio è all’opera, anche quando sembra lontano,
anche quando la sua Chiesa - che lavora per il Regno di Dio - è in affanno.
Questo vale anche per ognuno di noi. Ognuno di noi è un seme di Dio, frutto del suo amore. Come il seme lentamente cresce, così ognuno di noi ha la sua crescita, paziente, a volte faticosa, lenta... Ma dobbiamo credere alla vita divina che Dio ha listo in noi e nelle persone attorno a noi. Nel Vangelo di Giovanni si cambierà registro e si dirà che il Padre cura le sue piante, le lavora perché giungano a portare frutto. Siamo dunque in buone mani! La parabola di oggi pone invece l’accento sulla possibilità di vita e di crescita che c’è in noi a prescindere dalle debolezze e cattiverie. È un invito a credere in noi e negli altri, oltre che, naturalmente, nella bontà del Creatore.
Allora, se fa tutto Dio, noi non dobbiamo
fare niente? Dobbiamo seminare!!! Il seme cresce per la forza che ha in sé, ma
ci vuole pure qualcuno che lo semini. Devo testimoniare il Vangelo. Guai a me
se non annuncio il Vangelo. E poi? Se non vedi i frutti? Ci penserà Dio. È solo
lui che ha in mano i cuori. Noi siamo servi inutili, facciamo la nostra parte,
tutta, il resto, il più, lo fa lui, come e quando lui sa, meglio di quando potremmo
immaginare. «Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi
che mangiate un pane di fatica: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno»
(Sal 127, 2).
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