mercoledì 2 giugno 2021

Quella brutta piaga del clericalismo


In una Lettera indirizzata al cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina (19 marzo 2016), papa Francesco parlava del clericalismo come di «una delle deformazioni più grandi», definendolo come un atteggiamento di superiorità o comunque di distanza dai fedeli, che «non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente. Il clericalismo porta a una omologazione del laicato; trattandolo come “mandatario” limita le diverse iniziative e sforzi e, oserei dire, le audacie necessarie per poter portare la Buona Novella del Vangelo a tutti gli ambiti dell’attività sociale e soprattutto politica. Il clericalismo, lungi dal dare impulso ai diversi contributi e proposte, va spegnendo poco a poco il fuoco profetico di cui l’intera Chiesa è chiamata a rendere testimonianza nel cuore dei suoi popoli. Il clericalismo dimentica che la visibilità e la sacramentalità della Chiesa appartengono a tutto il Popolo di Dio (cf. LG, n. 9-14), e non solo a pochi eletti e illuminati».

È per questo che papa Francesco è tanto avversato, perché ha messo il dito sulla piaga.

Io ho scritto un libro sul rapporto tra laici e religiosi, mi chiamano a fare conferenza sul tema da diverse parti… ma non mi attiro le ire di nessuno perché rimango una persona marginale. Al pari di papa Francesco ho comunque l’impressione di perdere tempo: il clericalismo è più forte.

Richiamo quelle che penso siano due cause principali: una culturale e una ecclesiologica.

La causa culturale nasce dalla paura di perdere il controllo, il monopolio, in definitiva il potere sulle donne. Sì, perché i laici sono soprattutto – anche numericamente – le laiche. A tanti uomini (e i chierici sono uomini) fa paura che le donne prendano il posto che compete loro nella società. Non mi dilungo… Varrebbe la pena leggere il libro di Michela Murgia, Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più.

Per quanto riguarda l’ecclesiologia. Se si riduce la Chiesa ai sacramenti i laici sono soltanto coloro che usufruiscono dei sacramenti. Chi fa i sacramenti e, quindi, chi fa la Chiesa, sono i sacerdoti. Una volta si diceva che i laici nella Chiesa devono avere le ginocchia piegate per pregare e ascoltare, e la mano in tasca per prendere i soldi da dare. Ancora non siamo tanto lontani da quella visione…

Se poi si fa coincidere la Chiesa con la chiesa, ossia tutta l’attività ecclesiale si esaurisce all’interno della chiesa con la liturgia, la catechesi, la carità della Caritas, i laici, tutt’al più, possono essere rivestiti con un camice e fare le letture, il catechismo, guidare il rosario… In questi ambiti la tutela clericale è assicurata e lo spazio di manovra molto limitato.

E se invece la vita ecclesiale raggiungesse anche l’esercizio della professione, la vita familiare, sociale, politica, economica…? Ma lì i chierici non possono arrivare, non è il loro ambito, il loro dominio. Allora gli ambiti del sacerdozio regale vengono deprezzati, svalorizzati, ridotti a devozioni. Il vero sacerdozio è l’altro, si dice!

Sempre in quella lettera al card. Ouellet, papa Francesco scriveva: «Ricordo ora la famosa frase: “è l’ora dei laici”, ma sembra che l’orologio si sia fermato». Sembra anche a me… Ci vuole un risveglio, da parte di tutti. Il cammino sinodale di tutta la Chiesa, costantemente invocato da papa Francesco e chiesto adesso alla Chiesa italiana, è l'unica strada da percorrere.

Vale la pena rileggere quanto ha scritto la Commissione teologica internazionale documento intitolato La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesafacendo proprie le istante di papa Francesco : «I credenti sono σύνoδοι, compagni di cammino, chiamati a essere soggetti attivi in quanto partecipi dell’unico sacerdozio di Cristo e destinatari dei diversi carismi elargiti dallo Spirito Santo in vista del bene comune. La vita sinodale testimonia una Chiesa costituita da soggetti liberi e diversi, tra loro uniti in comunione, che si manifesta in forma dinamica come un solo soggetto comunitario il quale, poggiando sulla pietra angolare che è Cristo e sulle colonne che sono gli Apostoli, viene edificato come tante pietre vive in una “casa spirituale” (cfr 1 Pt 2,5), “dimora di Dio nello Spirito” (Ef 2,22)» (n. 55).

2 commenti:

  1. Grazie P.Fabio per questa testimonianza che fa conoscere chi è stata Nunziatina per tanti, sia che fossero vicini, sia lontani. Sono certa che ora da lassù continua ad esserlo per ciascuno più di prima. GRAZZE!

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  2. Grazie p.Fabio per qst riflessioni. Mi ha molto toccato la lettera del Cardinale Marx, pubblicata su autorizzazione del Papa e strumentalizzata dai media. Un atto di coraggio e responsabilità di un pastore che ammette i propri errori e chiede/invoca una vera e profonda svolta sinodale della chiesa. Come laica, quanto mi sento chiamata in causa a far la mia parte e pregare per la Chiesa che più soffre. Grazie ancora!
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