Santi Pietro e Paolo? Veramente nella mia parrocchia si è sempre festeggiato soltanto san Paolo: è la parrocchia di san Paolo! Così almeno nel 1957, come ricorda questa foto di allora, che mi ritrae chierichetto, ma c’è anche mia sorella, a destra, mio zio… Una parrocchia piccola, ma c’erano tutti alla processione. Era un evento.
Anche quest’anno mi trovo in questa parrocchia, ma le
processioni non ci sono più e san Paolo… chi era costui? Eppure san Paolo
continua a essere san Paolo, l’innamorato di Cristo. Nelle sue lettere, ogni
volta che lo nomina il discorso si inceppa e va per conto suo, come se Paolo
andasse fuori di testa, rapito da quel nome che lo fa impazzire.
Un altro Paolo lo ha imitato, Paolo VI. Come non ricordare il suo discorso a Manila il 29 novembre 1970: “Cristo. Sì, io sento la necessità di annunciarlo, non posso tacerlo… Io sono mandato da Lui, da Cristo stesso, per questo. Io sono apostolo, io sono testimonio… Io devo confessare il suo nome: Gesù Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega; Egli è il Re del nuovo mondo; Egli è il segreto della storia; Egli è la chiave dei nostri destini; Egli è il mediatore, il ponte, fra la terra e il cielo… Ricordate e meditate: il Papa è venuto qua fra voi, e ha gridato: Gesù Cristo!”.
Andrebbe letto per intero quell’inno di Paolo VI a Cristo. Come andrebbero lette per intero le lettere di san Paolo che cantano a Cristo…
Siamo cristiani! La nostra vocazione è dunque quella di Paolo,
che non sapeva altro che Cristo e Cristo Crocifisso, che era diventato un altro
Cristo al punto da non essere più lui a vivere, ma Cristo in lui…
Come Paolo VI dovremmo poter giungere alla fine della
vita e dire: «L’avvenimento fra tutti più grande fu, per me, come lo è per
quanti hanno pari fortuna, l’incontro con Cristo, la Vita».
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