domenica 30 agosto 2020

Spoleto e le sue testimonianze francescane


Dopo Fonte Colombo e Greccio eccomi a Monteluco, altro luogo francescano.
Lucus, monte sacro a Giove, tra boschi di querce, aceri, faggi… Un luogo d’incanto, che i monaci provenienti dall’Oriente fin dai primi secoli del cristianesimo continuarono a mantenere nella sua originale sacralità, insediandosi nelle grotte del monte. L’eredità passò ai Benedettini e finalmente a san Francesco e ai suoi compagni che nel 1218 fondarono un conventino costruito con cannicci.
Le cellette testimoniano una vita evangelica semplice e bella, portata avanti anche oggi dalla bella comunità di frati e dai giovani postulati che ci accoglie con gioiosa fraternità.

Subito fuori Spoleto la chiesa di san Sabino, luogo di convegno, già nel primo millennio, dei soldati che andavano dal santo per chiedergli forza e coraggio…
Anche il giovane Francesco vi pernottò nel suo viaggio verso le Puglie per combattere e diventare cavaliere. Fu qui che iniziò la sua conversione.
Rileggo la Leggenda dei tre compagni:

“Mentre riposava, nel dormiveglia intese una voce interrogarlo dove fosse diretto. Francesco gli espose il suo ambizioso progetto. E quello: «Chi può esserti più utile: il padrone o il servo?» Rispose: «Il padrone». Quello riprese: «Perché dunque abbandoni il padrone per seguire il servo, e il principe per il suddito?». Allora Francesco interrogò: «Signore, che vuoi ch’io faccia?». Concluse la voce: «Ritorna nella tua città e là ti sarà detto cosa devi fare…». Attonito, pensava e ripensava così intensamente al messaggio ricevuto, che quella notte non riuscì più a chiuder occhio. Spuntato il mattino, in gran fretta dirottò il cavallo verso Assisi, lieto ed esultante. E aspettava che Dio, del quale aveva udito la voce, gli rivelasse la sua volontà, mostrandogli la via della salvezza. Ormai il suo cuore era cambiato. Non gl’importava più della spedizione in Puglia: solo bramava di conformarsi al volere divino” (6: FF 1401).

Il parroco di san Sabino è accogliente come i frati di Monteluco…

Infine nella cattedrale di Spoleto che tra i suoi mille tesori, conserva un’altra testimonianza di san Francesco, la lettera autografa indirizzata a frate Leone.  Un piccolo foglietto rettangolare di pergamena, tratta da pelle di capra, testimonia la fraterna tenerezza che Francesco ha sempre manifestato a Leone.  Il testo, in latino, dice tra l’altro: “Figlio mio, parlo a te come una madre. Tutte le parole che ci siamo scambiate per strada, le riassumo in questa parola e consiglio, anche se in avvenire avrai bisogno di tornare a chiedermi consiglio. Eccoti dunque il mio pensiero: qualunque modo di piacere a Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, ti sembri il migliore, ebbene, fallo con la benedizione del Signore e con la mia obbedienza. Ma se è necessario per la tua anima, per un’altra tua consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni!”.

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