lunedì 17 agosto 2020

Le mani forti della Madonna di Caravaggio


  
Nel breve viaggio in Sicilia ho avuto modo di visitare anche il museo regionale di Messina. Un cartello annunciava che l’impianto d’aria condizionata non funzionava, ma andava bene lo stesso.
Oltre alle solite cose del Sette-Ottocento il museo è ricco di autentici capolavori.
Tra gli altri, due grandissime tele di Caravaggio: una deposizione e una natività, dipinte a Messina nella sua fuga da Roma. Risentono del momento tragico che stava vivendo. Sono più buie del solito. La parte in alto e quella in basso sono addirittura completamente nere, quasi a fare da sfondo alla parte centrale, anch’essa comunque con scarsissima luce, anche se la natività, al termine della linea inclinata trasversale dei personaggi, presenta un candido bianchissimo panno, quasi la fonte della luce che illumina la scena.

Vorrei rimanere più lungo in contemplazione di queste due opere che attirano come un magnete. Purtroppo il caldo è soffocante e insopportabile non lo consente.
Non posso tuttavia non fermarmi a guardare l’abbraccio con cui Maria stringe forte a sé il bambino.
Una scena da cui non vorresti più staccarti. Tutta la composizione è incanto, armonia. Mi piacciono soprattutto le mani grandi della madre, così lontane da quelle affusolate e delicate delle Madonne del Rinascimento. Sono mani vere, di una donna di casa non di palazzo, che sorreggono con delicatezza e robustezza insieme. Il bambino si sente sicuro e guarda con soddisfazione la mamma.
Piacerebbe anche a me essere tra queste mani. Forse lo sono.

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