sabato 27 giugno 2020

Un bicchiere d’acqua fresca (o calda?)


Che delusione, povero p. Fausto, quando si rese conto del vero – o presunto tale – significato dell’evangelico “offrire un bicchiere d’acqua fresca all’ospite”. Per anni, partendo dal bicchiere d’acqua fresca, aveva spiegato l’importanza di curare con attenzione i gesti d’amore in modo che siano fatti bene: “Non hai altro che acqua da dare all’ospite? Che almeno sia fresca!”. Gli dissero che in Oriente all’ospite si offre acqua riscaldata, più dissetante di quella fredda. Se qualcuno non ha neppure un focherello per scaldare l’acqua dia pure l’acqua così com’è: è un gesto povero povero, eppure, per quanto piccolo, anche questo atto d’amore avrà comunque una ricompensa.
Però p. Fausto aveva ragione. Quel bicchiere d’acqua, fredda o calda che sia, è sempre espressione di un dono.
La signora Maltese, una vecchia sola, una volta mi raccontò la gioia grandissima che le aveva dato p. Mimmo quando, andando a trovarla, le aveva portato una cipolla fresca presa direttamente dall’orto: non aveva altro da offrirle.
È il fatto di donare che conta, e quello che c’è nel dono: forse dovrebbe esserci tutto se stesso.

Nessun commento:

Posta un commento