giovedì 11 giugno 2020

Lavoro o preghiera?


Un vecchio amico, dopo aver letto le mie riflessioni sulla nuova visione di Chiesa e di laicato che dovrebbe nascere da quanto stiamo vivendo, ha voluto condividere con me alcune sue riflessioni:

Qualche anno fa, scartabellando tra libri vecchi trovai un volumetto vecchio del 1961 dal titolo “La grande indulgenza del lavoro”. Fu una scoperta. Nel 1961, prima del concilio Vaticano II, fu istituita (e mai revocata) da Papa Giovanni XXIII una indulgenza speciale “affinché il lavoro umano per l’offerta fattane a Dio venga maggiormente nobilitato ed elevato ad un valore soprannaturale”.
Valore Soprannaturale del lavoro? È una rivoluzione...
L’impegno quotidiano non è più una attività che distoglie ed allontana da una Fede vissuta intensamente ma una strada privilegiata per il nostro specifico cammino di Fede.
Troppe volte è stato considerato il lavoro o gli impegni domestici come avversari da arginare, ostacoli da gestire a beneficio di una osservanza dettata dalle pie pratiche.
Pensiamo, a titolo esemplificativo, ai tanti che lavorano nei giorni festivi e che non possono partecipare alla messa domenicale (oggi la maggioranza). Il loro lavoro è una azione santificatrice oppure considerato come un inciampo?
Il lavoro può e deve essere il tempo della dignità dell’incontro con Dio, non un ripiego.

Mentre leggo queste riflessioni mi capita tra mano un testo di Santa Gertrude di Helfta (1256-1301):

[Una persona] si rammaricava di vedersi impedita di andare a pregare a causa di vari problemi per l'impegno di cui era incaricata.
Gertrude pregava per lei e ricevette dal Signore la seguente risposta: “Non mi aspetto che ella mi serva un’ora al giorno, ma che durante tutta la giornata sia sempre alla mia presenza, e ciò compiendo continuamente il suo lavoro per la mia gloria, nello stesso spirito con cui vorrebbe darsi alla preghiera, aggiungendo inoltre questo atto di pietà. Ad ogni lavoro che compie nel suo incarico, desiderare sempre che coloro che ne beneficeranno non solo ne siano beneficiati nel corpo, ma anche spinti nello spirito ad amarmi di più e confermati nel bene.
E tutte le volte che ella agirà così, sembrerà che condisca saggiamente tutti i piatti, per così dire, i suoi lavori, d'un solo sale di mio gusto, d'uno squisito sapore”.

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