lunedì 22 giugno 2020

Orazione: un incontro di famiglia



Una caratterista dell’orazione oblata è che viene vissuta insieme. Pur in forma silenziosa e personale, essa è celebrata da tutti i membri della comunità riuniti davanti a Gesù Eucaristia.
È una delle più belle espressioni della loro unità attorno a Gesù: «Nella misura in cui cresce tra loro la comunione di spirito e di cuore, gli Oblati testimoniano davanti agli uomini che Gesù vive in mezzo ad essi e fa la loro unità per mandarli ad annunciare il suo Regno» (C 37).
«Malgrado le tante esigenze del ministero – ricorda ancora la Regola –, uno dei momenti più intensi nella vita di una comunità apostolica è quello della preghiera in comune: radunata davanti al Signore, in comunione di spirito con gli assenti, si rivolge a lui per cantare le sue lodi, ricercare la sua volontà, implorare perdono e chiedergli forza per meglio servirlo» (C 40).
Ha dunque il carattere di un incontro di tutta la famiglia oblata in Gesù Eucaristia.

Gli scritti di sant’Eugenio testimoniano la gioia che provava nel trovare tutti i suoi figli in Gesù Eucaristia. In un tempo in cui l’unico mezzo di comunicazione era la posta, che esigeva mesi per raggiungere i missionari più lontani, l’orazione serale era il quotidiano comune centro d’incontro tra tutti.
Dai suoi scritti appare anche la concretezza della sua preghiera, durante la quale si intrattiene con i suoi missionari, che ama immaginarsi ai loro posti di lavoro, nelle situazioni più difficili, e dei quali amichevolmente parla con il suo Signore.
Da Roma, il 31 dicembre 1825 scrive alla comunità di Marsiglia: «Stanotte mi sono occupato molto di voi tutti con grande consolazione, davanti al SS. Sacramento che resta esposto per due notti durante le Quarantore; e ancora stamane alla santa messa e poi durante la mia ora di adorazione».

10 gennaio 1852 a p. L’Hermite a Bordeaux: «Sapete che siete sempre presenti alla mia mente, al mattino durante il santo sacrificio, a sera durante l’udienza che ci offre il nostro divin Maestro quando veniamo a porgergli i nostri omaggi nell’orazione che ha luogo in sua presenza dinanzi al tabernacolo. Ve lo ricordo, figliolo caro, perché vi troviate assieme a me a questo appuntamento. È l’unico modo per accorciare le distanze: ritrovarsi fianco a fianco. Non ci si vede, ma ci si sente vicini, ci si ascolta, ci si confonde in una massa medesima».
Il 4 gennaio 1856: «Dio, predestinandomi a divenire padre di una famiglia numerosa nella Chiesa, mi ha fatto dono di un cuore tale che basta ad accogliere tutti i miei figlioli, offrendo a ciascuno il grado di affetto e di amore sincero che gli è dovuto; ma mi ci vorrebbero cento mani per mantenere una corrispondenza come vorrei con tutti coloro che mi danno segno del loro attaccamento. Non mi rimane che occuparmi molto di loro davanti al Signore, sia offrendo ogni giorno per loro il santo sacrificio della Messa sia pregando per essi ogni sera nell’orazione dinanzi al SS. Sacramento Così in qualche modo do loro appuntamento nel cuore adorabile del nostro divin Salvatore».

Il 6 marzo 1857: «Non potete credere quanto io mi preoccupi dinanzi a Dio per i nostri missionari della Rivière Rouge: questa presenza è l’unico mezzo di avvicinarmi ad essi perché dinanzi a Gesù Sacramentato a me pare di vedervi, mi pare di toccarvi e deve capitare spesso che an­che voi vi troviate alla sua presenza; allora noi ci ritroviamo in questo centro vivo che ci fa comunicare tra di noi».

25 marzo 1857, ricordando che ogni giorno ha presenti davanti al Signore i suoi figli, così scrive a uno dei missionari del Canada: «Quale grande gioia avere un centro comune dove ci si può ritrovare giornalmente! Quale delizioso appuntamento l’altare sul quale si offre la vittima santa e quel tabernacolo dove ogni giorno si viene ad adorare Gesù Cristo per conversare con lui di tutto quel che ci interessa. Io gli parlo di voi con tutta l’effusione del cuore; e gli parlo di tutti gli altri figlioli che la sua bontà mi ha dato: gli chiedo di mantenervi nei sentimenti di quella perfezione religiosa di cui voi avete dato esempio durante il noviziato e lo scolasticato. Lo prego di conservarvi in un sentimento di umiltà profonda in mezzo ai prodigi di zelo, mortificazione, carità che il vostro ministero così duro molto spesso vi dà occasione di compiere. Lo supplico inoltre di mantenervi tutti in buona salute perché possiate continuare a lungo a rispondere alla vostra sublime vocazione per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, queste povere anime rimaste totalmente abbandonate e che possono salvarsi soltanto per mezzo vostro, servi così generosi che non avete altro di mira in questo mondo. Quale ricompensa avrete, solo Dio può valutarlo».

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