A Cedara non potevo non visitare il luogo dove Nelson Mandela fu fatto
prigioniero. Adesso vi è un museo che racconta la vita del grande eroe della
Nazione.
Il Sud Africa mi lascia partire con il sole. Dopo giorno di pioggia
ininterrotta i colori della natura sono più belli. L’autostrada che scende
sinuosa verso Durban spalanca scenari da favola: colline ricche di vegetazione,
tra cui dominano abeti, eucalipti e alberi dall’ampia chioma lilla.
Si intravedono le valli dove sono rimaste ancora sacche dell’antica
povertà del tempo dell’Apartheid, quando i neri erano lasciati o portati ai
margini di ogni infrastruttura, strade, luce, acqua, e dove hanno forse
conservato valori e tradizioni antiche.
Infine la grande città. Percorro in fretta il centro, con l’antica
cattedrale costruita dagli Oblati e dove si sono succeduti vescovi Oblati fino
al 1992, i grattacieli, il moderno stadio, e soprattutto la lunga passeggiata
sull’oceano con i parchi, gli alberghi eleganti… Poi sulle colline che chiudono
la città, con salite e discese ripide e ville da favole. È una città
bellissima. Tutto è stato costruito dai bianchi e abitato esclusivamente da
loro fino a quanto l’Apartheid è terminata. Oggi la zona è abitata
completamente da neri. I bianchi hanno costruito un altro centro e altre zone
residenziali per loro. Le vedrò la prossima volta…
Quello che non si vede sono i quartieri degradati e le aree a rischio.
Ne ho un piccolo saggio nel parco davanti alla casa provinciale, abitato giorno
e notte da numerose persone senza fissa dimora che ne hanno preso possesso:
materassi, teli di plastica, panni a distendere, rifiuti di ogni genere… Se
potessi andrei da loro e ripeterei quello che diceva Nelson Mandela: “Noi
ci chiediamo: "Chi sono io per essere così brillante, così grandioso? Pieno
di talenti, favoloso?" In realtà chi sei tu per non esserlo? Tu sei un
figlio di Dio”.
Si prova disagio se si pensa a ciò che i poveri non hanno pur avendone diritto e non possiamo dare loro una briciola del loro diritto per mille impedimenti che ci rattristano .Sono anche loro nostri fratelli davanti a Dio e li vogliamo amare come veri fratelli
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