sabato 19 ottobre 2013

Gli uccelli tessitori ricominciano sempre




Lascio il mare per le colline verso ovest. Salgo lungo l’autostrada fino a Cedara tra nebbie fitte. Una pioggerellina fine mi segue da due giorni.
Ma freddo, ma in compenso l’accoglienza dello Scolasticato è molto calorosa: 35 studenti Oblati di teologia. Soltanto uno di loro è bianco, in compenso un altro è un nero albino.
Li incontro e parlo loro a lungo… degli 80 martiri oblati, a cominciare da Alexius Reynard, ucciso nel 1875 dalle sue guide in Canada. Dieci anni dopo Léon Fafard et Félix Marchand. Nel 1913 Jean-Baptiste Rouvière e Guillaume Le Roux… Fino a Benjamin David de Jesus nel 1997.
Alla messa ho ricordato padre Gérard, che appena giunse qui tra gli Zulu, rimase incantato da come cantavano. Lo sono anch’io. Quattro Zulu insieme cantano a otto voci! Sempre accompagnati dai tamburi.
Non posso invece visitare l’Istituto di teologia, frequentato da 300 studenti, perché sono qui soltanto per il sabato e la domenica, quando tutto è chiuso. Incontro comunque un gruppo di professori che mi aiutano a comprendere l’alto livello accademico raggiunto e l’impegno nell’affrontare le tematiche più scottanti della cultura laica e secolarizzata del Sud Africa.
Intanto dalla parete a vetri della mia stanza, che si apre su un magnifico parco, mi giunge il continuo cinguettio degli uccelli tessitori intenti a preparare, nonostante la pioggia, i loro nidi complessi, sospesi ai rami degli alberi. Se non sono perfetti le femmine rifiutano di entrarvi, e devono ricominciare da capo. A terra tanti nidi abbattuti dal vento forte. E loro imperterriti ricominciano da capo, senza il minimo scoraggiamento. Una bella lezione anche per me!


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