Ma freddo, ma in compenso l’accoglienza dello Scolasticato è molto
calorosa: 35 studenti Oblati di teologia. Soltanto uno di loro è bianco, in
compenso un altro è un nero albino.
Li incontro e parlo loro a lungo… degli 80 martiri oblati, a cominciare
da Alexius Reynard, ucciso nel 1875 dalle sue guide in Canada. Dieci anni dopo Léon Fafard et Félix
Marchand. Nel 1913 Jean-Baptiste Rouvière e Guillaume Le Roux… Fino a Benjamin David de Jesus nel 1997.
Alla messa ho ricordato padre
Gérard, che appena giunse qui tra gli Zulu, rimase incantato da come cantavano.
Lo sono anch’io. Quattro Zulu insieme cantano a otto voci! Sempre accompagnati
dai tamburi.
Non posso invece visitare l’Istituto
di teologia, frequentato da 300 studenti, perché sono qui soltanto per il
sabato e la domenica, quando tutto è chiuso. Incontro comunque un gruppo di
professori che mi aiutano a comprendere l’alto livello accademico raggiunto e
l’impegno nell’affrontare le tematiche più scottanti della cultura laica e
secolarizzata del Sud Africa.
Intanto dalla parete a vetri della
mia stanza, che si apre su un magnifico parco, mi giunge il continuo cinguettio
degli uccelli tessitori intenti a preparare, nonostante la pioggia, i loro nidi
complessi, sospesi ai rami degli alberi. Se non sono perfetti le femmine
rifiutano di entrarvi, e devono ricominciare da capo. A terra tanti nidi
abbattuti dal vento forte. E loro imperterriti ricominciano da capo, senza il
minimo scoraggiamento. Una bella lezione anche per me!
Nessun commento:
Posta un commento