All’alba, prima che riprenda a piovere, una camminata sulla spiaggia
deserta dalla sabbia bagnata e compatta che sale sulla costa confondendosi con
i ciuffi d’erba e di palme. Sul mare, all’orizzonte, tra le nebbie, appaiono e
scompaiono i grandi carghi immobili, come isole fantasma. La balena solitaria
continua a slanciarsi in aria, mentre i delfini passano veloci, verso il nord,
da dove torneranno questa sera.
Il ritiro riavvia la sua giornata nella contemplazione della
straordinaria vocazione a cui Dio ci ha chiamato. I presenti sono meno numerosi
degli altri gruppi che ho incontrato in questi due ultimi anni. In compenso tra
loro c’è uno dei 12 vescovi Oblati della regione.
Come un fabulatore non mi stanco di raccontare e raccontare
l’esperienza degli inizi. Ho ricordato 13 Luglio 1826:
Si chiude solennemente il 4° Capitolo
Generale. Per la prima volta dopo l’approvazione della Congregazione, tutti gli
Oblati sono riuniti assieme per celebrare la loro nascita nella Chiesa. “È
sicuramente uno dei giorni più belli negli annali della Società”, leggiamo
negli Atti del Capitolo, e “il ricordo di un giorno così bello dovrà rimanere
sempre presente in noi”.
La
mattina alle otto i membri del Capitolo si recano nella cappella interna della
casa di Marsiglia, dove sono già presenti gli altri Oblati delle diverse case,
compresi i novizi. Viene celebrata la Messa dello Spirito Santo davanti al
Santissimo esposto. Alla comunione due novizi fanno la loro oblazione. Alla
fine della celebrazione sant’Eugenio “ci rivolse delle parole davvero
commoventi per farci comprendere la bellezza della nostra vocazione. Si sarebbe
detto che era la voce stessa del Signore esposto che ci chiamava nuovamente”.
Segue
il rinnovo dei loro voti. “La presenza
di nostro Signore in mezzo a tutta la nostra famiglia riunita in una
circostanza così grande, il profondo raccoglimento di tutti, l’oggetto sublime che
ci teneva occupati, davano alla cerimonia una bellezza celestiale”. Erano tutti
commossi “e certamente anche Dio doveva esserne colpito”.
Poi insieme si recano nella sala
capitolare. Di nuovo il Fondatore prende la parola per sottolineare l’importanza
di questo giorno che segna un nuovo inizio della sua piccola famiglia nella
Chiesa: “È il felice inizio di un’era
nuova. Dio ha benedetto i legami che ci uniscono. D’ora in poi combatteremo i
nemici del cielo sotto uno stendardo che ci è proprio e che la Chiesa ci ha
dato; sopra questo stendardo brilla il nome glorioso della Santissima Vergine
Maria l’Immacolata. Questo nome è divenuto il nostro nome, poiché è alla
Vergine Santissima che siamo consacrati; noi siamo in modo più speciale i suoi
figli e la sua protezione sopra di noi, oggi così visibile, lo sarà ancora di
più in avvenire si ci mostreremo degni di tale Madre”. Il nome di Maria –
continua – è ormai “il nostro nome di famiglia”. Nella Chiesa è nato un “nuovo
corpo apostolico”, costituito da Maria, scelto da Lei, che “cammina sotto le
sue insegne, sotto la sua bandiera”. Sì, siamo, siamo “la troupe d’élite di
Maria”, “che ha Maria per Madre e che lotta contro l’impero del demonio e per
il regno di Cristo”, “i ministri di misericordia di Maria verso il popolo”. Se Maria ci ha costituiti tali, siamo davvero “la
diletta famiglia della Santissima Vergine”, e “dobbiamo considerarla sempre come Madre”. La Vergine Immacolata, la
Santa Madre di Dio, la nostra più in particolare. È meraviglioso!
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