Mi passano tra mano libri di straordinaria bellezza, come questo, stampato nel 1943: Studiosi e Artisti Italiani a Sua Santità Pio XII nel XXV anniversario della Consacrazione Episcopale. Un volume alla cui realizzazione hanno contribuito i nomi più noti della cultura di allora. Ognuno si firma di proprio pugno, perfino le maestranze della tipografia, che riempiono due delle ultime ampie pagine dell’opera. Scorgo, tra le tante, la firma di Igino Giordani, al termine di un suo sentito scritto dal titolo “L’universale paternità del Papa”, nel quale leggo, dopo un’appassionata rievocazione storica:
“Così il Papa faceva, e fa, le veci di Cristo in mezzo ai popoli. In
lui, la paternità divina è fatta visibile; e ha operato nei secoli con un
impulso instancabile a sedar conflitti, placare collere, stroncare vendette…
Ci occorre oggi, con l’urgenza della crisi suprema, una forza
connettiva, un nesso di richiamo, un segno a cui riconoscersi. E il Papa è
questo. Il Papa sta qui anche per questo. Egli può essere la chiave di volta
del nuovo sistema morale, su cui fondare il nuovo ordine…
Occorre chi ricrei il senso dell’umanità, con la fraternità e l’unità
d’origine e di fine: chi ci riapra le vie che menano a Dio, dopo che s sono
spalancate le porte che immettono nell’Inferno…”
Scritte settant’anni fa, sembrano parole d’oggi.
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