A spizzichi e a bocconi sto leggendo la Storia di
Cristo di Papini. Sono arrivato a Cafarnao, nella sinagoga, in giorno di
sabato. Con la sua prosa eccitante e la fervida fantasia Papini descrive le
persone presenti per il culto: l’ortolano, il muratore, il pescatore, il
mercante, il contadino, il povero… Ecco il fabbro:
Il Fabbro, il buon fabbro
del paese, l’uomo nero della fuliggine, nero di polvere e di limatura tutti i
giorni, ma oggi, giorno di sabato, lavato, rassettato, colla faccia ancora un
po’ fosca ma ripulita, rischiarata, sciacquata ed unta con unguento di poco
prezzo (ma nonostante odora come quello dei ricchi); il Fabbro che sta tutti i
giorni al fuoco, sudicio e sudato, meno questo giorno, ch’è sabato, e viene
alla Sinagoga per ascoltare le antiche parole dell’Antico dei Giorni, del Dio
dei suoi padri, e viene per devozione ma viene, anche, perché i suoi parenti, i
suoi amici, i suoi vicini ci vanno e li ritrova tutti, e anche, infine, perché
la giornata è lunga, tutta questa giornata di festa senza lavoro, senza martello
in mano, senza tenaglie, e a Capernaum non c’è altro ritrovo che questo…
Ed ecco finalmente che Gesù si alza, legge alcuni
versetti dei Profeti e prende la parola:
Il vecchio testo
improvvisamente si trasfigurava, diventava trasparente, attuale per tutti;
sembrava una verità nuova, una scoperta fatta da loro, un discorso sentito la
prima volta; le parole, accartocciate dall’antichità e risecchite dalla
ripetizione, ripigliavan vita e colore; un nuovo sole le dorava ad una ad una,
sillaba per sillaba; parole fresche, coniate in quel momento, splendenti a
tutti gli occhi come un’impreveduta rivelazione.
Nessun commento:
Posta un commento