La mia finestra sul mare |
Dopo giorni di pioggia si è levato un cielo tersissimo col vento
fresco: una piacevole primavera in questa terra australe. Appena sotto la
finestra il mare agitato rumoreggia e le sue acque, prima verdi, si allontano
in un blu sempre più profondo.
La chiesa degli Oblati domina dalla collina e chiesa degli
Oblati è interamente aperta sul mare. La casa di ritiro, poco più in basso, è
adagiata su tappeti d’erba verdissima. La lunga e stretta penisola che
fiancheggia e difende dal mare il porto il Durban – si chiama Bluff – è oggi
una delle più belle zone residenziali, con spiagge e campi da golf. Dopo la
metà del 1800 vi giunsero
143 schiavi catturati dagli Arabi i Zanzibar e liberati da una neve britannica
e questo divenne il campo di lavoro del parroco della città, p. Giovanni
Battista Sabon. Durban allora aveva una
sola parrocchia.
Quando p. Sabon arrivò con il primo gruppo di Oblati nel
1852 era considerato “esperto dell’Africa” perché era stato per un anno in
Algeria! Aveva 33 anni. Poiché si ammalò subito, e non riusciva ad apprendere una
parola di inglese e quindi non poteva svolgere nessun ministero perché i pochi
cattolici erano di lingua inglese, passò un momento di depressione. Ma con
l’arrivo degli Indiani, portati a
Durban dagli Inglesi a partire dal 1855 per la
coltivazione della canna da zucchero, p. Sabon trovò
la sua strada. Lui che non era riuscito a imparare l’inglese, né tanto meno lo
zulu, imparò subito il tamil. Divenne una persona stimatissima e amata da
tutti. Quando morì nel 1885 i funerali furono una apoteosi; era diventato una
leggenda.
Qui sul promontorio del Bluff P.
Sabon veniva spesso a visitare i poveri pescatori, aprì una missione per loro,
poi costruisce una cappella, poi una chiesa più grande… ed ora ecco la bella
chiesa di san Francesco Saverio.
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