Se fossi in una città qualsiasi oggi, festa della
Madonna del Rosario, mi basterebbe andare in una qualsiasi chiesa della
Madonna. Ma sono a Roma e quindi ho l’imbarazzo della scelta. C’è una chiesa
dedicata proprio alla Madonna del Rosario di Pompei, come c’è Santa Maria del
Rosario in Prati, ma anche la chiesa semplicemente di Santa Maria del Rosario.
Per non dimenticare la cappella Cesi in Santa Maria Maggiore, con la tomba di
san Pio V, al quale si deve la festa di oggi che ricorda la vittoria cristiana
alla battaglia di Lepanto del 7
ottobre 1571. Il
ricordo della battaglia di Lepanto potrebbe indurmi in inganno e farmi andare
alla chiesa di Santa Maria della Vittoria in via Venti Settembre, ma si tratta
di un’altra vittoria, quella di Ferdinando II d’Asburgo su Praga protestante
nel 1620.
Va bene, questa volta mi limito alla chiesa della Madonna,
detta semplicemente del Rosario, in via Trionfale, a Monte Mario. Ci vado per
recitare il Rosario, “il Credo fatto preghiera”, come diceva
J.H. Newman, “la Parola abbreviata del
Vangelo”, secondo Garrigou Lagrange, la più bella preghiera a Maria.
Il
sito è incantevole. Da qui inizia il parco di Monte Mario con una vista
straordinaria su Roma. Con mia sorpresa la chiesa non è aperta al pubblico, ma
chiusa dentro la clausura delle monache Domenicane. Suono e si apre una porta
blindata. Suono ad un’altra entrata interna e si apre un’altra porta blindata.
Mi trovo così sul sagrato della chiesa, in cima a una lunga articolata
scalinata. Dopo un po’ viene una suora anzianissima ad aprire. L’interno è
sovrastato da una bella cupola ovale. Sulla volta del presbiterio è affrescata
la Madonna che consegna il rosario a Domenico e Pio V con la battaglia di
Lepanto.
Ma
la sorpresa è la famosa icona acheropita (ovvero non dipinta da mani umane),
comunque attribuita a san
Luca (dovrebbe averne dipinte qualche centinaia…),
una delle più belle, forse la più antica e una delle meno conosciute dell’arte
bizantina. Papa Gregorio Magno la portò in processione per le vie di Roma
durante la grande peste, che cessò improvvisamente, proprio durante la
processione, quando sulla Mole Adriana vide l’Arcangelo Michele che riponeva
nel fodero la spada (da allora la Mole Adriana si chiamò Castel Sant’Anglo e l’angelo
che ripone la spada nel fodero troneggia gigantesca sulla mole).
L’immagine,
conservata in Santa Maria in Tempulo, fu portata da san Domenico, nel 1219,
assieme alle monache che la custodivano, nel monastero di San Sisto Vecchio
divenuto sede della Domenicane. Ogni volta che le monache si sono spostate l’immagine
le ha seguite, fino a giungere nell’attuale chiesa di Santa Maria del Rosario,
costruita nel 1628.
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