Dunque giovedì scorso, 11 ottobre,
in occasione della proclamazione dell’Anno della Fede e del 50° anniversario
dell’apertura del Concilio Vaticano II, sono stato alla messa del papa, sul
sagrato della basilica di San Pietro. Ma come ho fatto ad arrivare fin lassù?
Semplice, accompagnavo uno dei 15 dei 70 vescovi ancora viventi che avevano
partecipato al Concilio e che, invitati dal papa, si sono
presentato a Roma. Uno di loro è appunto il mio oblato, mons. Georges-Hilaire Dupont, 92 anni.
Missionario in Ciad, fu consacrato vescovo
nel 1964, e poté così partecipare alla terza e quarta sessione del Concilio. Aveva
accettato la nomina a condizione di rimanere nella diocesi di Pala per 10 anni.
Infatti nel 1975 si ritirò. Tornato in Francia, da allora ha sempre fatto il “parroco di
campagna” a Vico, in Corsica, a Bollène
(Vaucluse), in Normandia e anche in Sardegna con un unico obiettivo: “che la gente
conosca Cristo”. “In seminario chi ci ha mai parlato dell’importanza di
far conoscere Cristo? Il Concilio è stato un punto di partenza perché dicessimo
ai cristiani di vivere il messaggio di Cristo”.
Il giorno prima della messa in piazza
San Pietro si presenta un giornalista del giornale francese “La Croix”. Ma
riesce a cavargli ben poco. Come fanno tante volte i vecchi, non si riesce a
schiodarlo dal punto fisso: “Siamo dei battezzati, siamo figli di Dio! Ma vi
rendete conto del valore del battesimo?”.
Allora il povero giornalista riparte
con le domande sul Concilio e la risposta è sempre la stessa: “Il Concilio ci ha fatto prendere coscienza dell’importanza
del nostro battesimo, che per me è il cuore del cristianesimo”.
“Ma voi vescovi francesi al
Concilio, voi che venivate dall’Africa…” Niente da fare, mons. Dupont riparte
col chiodo fisso: “Noi vescovi? Siamo soltanto servitori del popolo cristiano, per
il resto cristiani, semplicemente cristiani, battezzati… e vi pare poco? è
questa la nostra gloria! Sì, siamo tutti come piccoli rami di un grande albero: la radice è il Padre, il tronco è Gesù,
la linfa lo Spirito Santo. Tutti piccoli rami, tutti un grande albero…” Sì, non è poco!
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