L’11 ottobre, commemorazione del Concilio Vaticano II,
sulla piazza san Pietro il Patriarca di Costantinopoli, Bartholomeos I, ha
tenuto un discorso di grande apertura ecumenica e di sentita speranza.
Dopo aver ricordato che in quegli anni era a Roma come
studente, ha affermato che il Concilio è stato ispirato “dalla realtà
fondamentale che il Figlio e il Logos incarnato di Dio è là «dove sono due o
tre riuniti nel suo nome»” e che lo Spirito Santo avrebbe guidato a tutta la
verità.
Ha tracciato le conquiste di questi 50 anni: rinnovamento dello spirito e ritorno alle origini attraverso lo
studio liturgico, la ricerca biblica e la dottrina patristica, l'apertura al
dialogo ecumenico…
Non ha negato le difficoltà che permangono nel cammino
verso l’unità, ma ha concluso dicendo: “Ci uniamo nella speranza che venga
rimossa la barriera tra la Chiesa d'Oriente e la Chiesa d'Occidente, e che si
abbia finalmente una sola dimora solidamente fondata sulla pietra angolare,
Cristo Gesù, il quale di entrambe farà una cosa sola".
Ha poi ricordato la promessa di Gesù di essere sempre
presente tra noi, fino alla fino del mondo. È questa fede che ci dà la forza e
il coraggio per andare avanti.
Avrei voluto salutarlo, ringraziarlo… ero a due passi
da lui, ma le guardie pontificie sono inflessibili, fanno bene il loro lavoro! Sono
comunque ripartito con la sua speranza e con fede rinnovata nell’unità.
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