mercoledì 10 ottobre 2012

50 anni fa la carezza di Giovanni XXIII


Domani è la festa del beato Giovanni XXIII, collocata nella significativa data dell’11 ottobre, a ricordare che è stato lui, quel giorno del 1962, ad aprire il Concilio Vaticano II.
Ho ascoltato e visto di nuovo il saluto che quella sera di 50 anni fa rivolse ai romani che spontaneamente si erano dati appuntamento in piazza san Pietro per festeggiare l’inizio del Concilio. Vale la pena vedere i 2 minuti e mezzo di questo straordinario video, il famoso discorso della luna: http://www.youtube.com/watch?v=BsPOplQzwps
Nelle parole del papa è quasi l’anticipazione del messaggio del Concilio: sguardo spalancato sul mondo intero, sull’intera creazione lì rappresentata dalla luna, il papa che si dichiara semplice fratello, l’invito alla pace, la vicinanza ai piccoli, agli ammalati, il parlare semplice e diretto, la simpatia per la gente, l’annuncio dell’amore di Dio, di Gesù vicino ad ogni persona, dell’amore fraterno… E un senso di ottimismo, di positivo, di gioia…

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo… Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì, di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà’…
La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio della buona notte”.

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