Domani è la festa del beato
Giovanni XXIII, collocata nella significativa data dell’11 ottobre, a ricordare
che è stato lui, quel giorno del 1962, ad aprire il Concilio Vaticano II.
Ho ascoltato e visto di nuovo
il saluto che quella sera di 50 anni fa rivolse ai romani che spontaneamente si
erano dati appuntamento in piazza san Pietro per festeggiare l’inizio del
Concilio. Vale la pena vedere i 2 minuti e mezzo di questo straordinario video,
il famoso discorso della luna: http://www.youtube.com/watch?v=BsPOplQzwps
Nelle
parole del papa è quasi l’anticipazione del messaggio del Concilio: sguardo
spalancato sul mondo intero, sull’intera creazione lì rappresentata dalla luna,
il papa che si dichiara semplice fratello, l’invito alla pace, la vicinanza ai
piccoli, agli ammalati, il parlare semplice e diretto, la simpatia per la
gente, l’annuncio dell’amore di Dio, di Gesù vicino ad ogni persona, dell’amore
fraterno… E un senso di ottimismo, di positivo, di gioia…
“Cari figlioli, sento le
vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di
fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata
stasera… Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo… Noi chiudiamo una
grande giornata di pace… Sì, di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di
buona volontà’…
La mia persona conta niente: è
un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro
Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci
così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è,
qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… Tornando a casa, troverete
i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”.
Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola
di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle
ore della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme ci animiamo: cantando,
sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che
ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla
benedizione aggiungo l’augurio della buona notte”.
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