Oggi ad Aosta i funerali di p. Sante Gazzola.
Per tanti anni ha svolto il suo ministero nelle missioni al popolo in tutta
Italia. Gli ultimi trent’anni nel Santuario dell’Immacolata ad Aosta, dove la
progressiva cecità non gli ha impedito di continuare il ministero, soprattutto
nella confessione e direzione spirituale. «La sua saggezza e la sua capacità di
ascolto – leggo nel quotidiano della Regione Valle d’Aosta – attiravano non
solo i fedeli laici, ma anche numerosi sacerdoti che cercavano il suo consiglio
e la sua guida spirituale. Era considerato Padre misericordioso per la sua
lunga attività di confessore».
I formatori di una volta sapevano ritrarre
alla perfezione le persone loro affidate, forse avevano più tempo e più “strumenti”
per conoscere l’animo umano. Fin dall’inizio descrivono p. Sante come persona
sensibile, poeta e sognatore, affettivo, amante dello studio e delle buone
letture, a volte un po’ brusco cogli altri. Comunque una persona che mostra carattere,
se appare attaccato alle sue opinioni, anche se “piglia molto umilmente le
osservazioni”.
Rivelatrice del suo animo, come per tanti
altri Oblati, la lettera indirizzata al Superiore generale per chiedere la
prima destinazione. È del 6 marzo 1960. Tra l’altro vi si legge:
«Per la somma Bontà e Misericordia di Gesù e
dell’Immacolata ora sono sacerdote, continuatore dell’opera redentrice di Gesù.
Sarebbe per me un segno di predilezione da parte di Gesù nostro Salvatore se i
miei Superiori mi giudicassero degno di far conoscere l’infinita Bontà di Dio
ai popoli che non hanno mai sentito parlare di lui. Chiedo perciò con fiducia
di essere mandato in missione, al Laos.
Non ignoro che al missionario si richiede
zelo arente per la gloria di Dio e per il bene delle anime, speranza
incrollabile nel trionfo della Chiesa, prudenza ecclesiastica, spirito di
sacrificio e di sottomissione. Tuttavia non mi sembra di tentare Dio, perché se
vado in missione è perché Lei, Rev.mo Padre, cioè Dio stesso mi manda, nutro perciò
grande desiderio di andarci sicuro che poi il Signore mi darà le grazie
necessarie per fare del bene agli altri e a me stesso.
Per mia maggior tranquillità le dico, Rev.mo Padre, che i miei occhi non sono molto forti e che non ho il dono di essere pratico. Però io spero che gli occhi si rinforzeranno e che se non potrò essere un fondatore di nuove stazioni missionarie potrò essere utile nel mantenere e sviluppare quelle già esistenti. Mi mandi in missione, Rev.mo Padre, Gesù e l’Immacolata mi aiuteranno”.
Dieci anni fa, in occasione dei 60 anni di
oblazione, ha scritto poche righe, quasi un testamento spirituale:
«La mia vita oblata: 60 anni di desideri
nella gratitudine.
È sincera la mia lode per il Signore e la mia gratitudine per i fratelli.
È sincero il mio desiderio di conoscere intimamente Gesù, di immedesimarmi in Lui,
di lasciarLo vivere in me per essere cooperatore di Gesù».
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