Oggi il nostro corso su "I Fondatori a Roma", ci ha portato nelle "stanze di sant'Ignazio".
I primi tre gesuiti giunsero a Roma nel novembre del 1537. Nel
maggio seguente furono raggiunti da sant’Ignazio e dagli altri compagni. Si presentarono
a Paolo III per ricevere da lui la «missio», disposti
a recarsi in qualsiasi parte del mondo, dietro sua indicazione. Il Papa li trattenne
a Roma e nel settembre del 1540 approvò il nuovo Istituto, che prese il nome ufficiale
di «Compagnia di Gesù». Sant’Ignazio non si mosse più dalla città.
Vi morì il 31 luglio1556, dopo una vita contrassegnata da una ricerca appassionata per conoscere Cristo, nel desiderio di essere con lui, come lui e di farlo amare a tutti.
Ossessionato da un anelito al “di più” nel vivere il Vangelo, nell’amare, nell’annunciare Cristo, nel dare gloria a Dio, aveva escogitato una serie di “esercizi” per affinare il proprio cuore e la propria volontà, in modo da essere a totale disposizione del volere divino. Aveva “escogitato”, ho detto? No, i famosi Esercizi spirituali, fatti per giungere a conoscere la volontà di Dio e seguirla con libertà e radicalità, così da attuare in pienezza la missione che egli ci affida, non sono una “invenzione” di Ignazio, ma il frutto della sua esperienza di conversione che lo aveva condotto in una nuova avventura evangelica.
La sua era un’esperienza così forte da diventare coinvolgente. A Parigi i compagni di studio furono attratti da questo uomo tutto d’un pezzo cheandava dritto a Dio, senza compromessi, e che aveva in cuore la passione di portare tutti a Dio. Ne furono attratti al punto da ritrovarsi uniti attorno a lui, o meglio, con lui attorno a Gesù: diventarono i “compagni di Gesù”.
Sono infatti tempi duri, quelli… come lo sono tutti i tempi. Sono
i tempi della contestazione nei confronti della Chiesa, del Papa, di Roma. È il
tempo di Lutero, della Riforma protestante. Ma anche il tempo di un’altrettanta
vigorosa Riforma cattolica, con Filippo Neri, Teresa d’Avila, Carlo Borromeo… Una
parte dell’Europa si stacca dal Papa? Ignazio gli fa voto di obbedienza e si lega
a lui, assieme ai suoi compagni, in piena disponibilità per ogni compito, così come
Gesù era obbedientissimo in tutto al Padre. Sono pronti ad andare dove il papa li
manda.
È un ordine nuovo dinamico, tutto proteso verso la missione. “Padre,
cosa devo fare per salvarmi?”, chiedeva un giovane, nell’antichità, quando andava
nel deserto e si presentava ad un anziano per diventare monaco. Ora, con i Gesuiti,
la domanda è diversa: “Cosa devo fare per salvare gli altri e conquistare il mondo
a Cristo?”. Gli Esercizi spirituali li hanno tanto formati ad immergersi
“dentro” e a vivere alla presenza di
Dio, che sono pronti a proiettarsi “fuori”, completamente dimentichi
di sé. «Il fine della Compagnia
– leggiamo all’inizio delle Costituzioni – è non solo attendere, con la grazia di
Dio, alla salvezza e alla perfezione delle anime proprie, ma, con questa stessa
grazia, procurare con tutte le forze di essere d’aiuto alla salvezza e alla perfezione
delle anime del prossimo».
La finalità nettamente apostolica, l’estrema mobilità della Compagnia,
l’adattabilità ai diversi ambienti e situazioni, la forte centralizzazione, il quarto
voto di speciale obbedienza al Papa, la libertà da forme di vita ritenute finora
essenziali allo stato religioso – lunghe preghiere in coro, penitenze… – hanno creato
un nuovo stile di comunità missionaria, aderente alla società moderna che aveva
preso avvio con l’Umanesimo e il Rinascimento. I Gesuiti, da allora in poi, diventeranno
il punto di riferimento per tante nuove istituzioni religiose.
In pochi anni i compagni di Ignazio, ormai “Compagni di Gesù”,
da Roma si diramano nel mondo intero, fino all’India, Cina, Giappone… Come non ricordare
l’avventura di san Francesco Saverio o di Matteo Ricci?
Il Corpo, pur avendo membra in ogni parte della terra, non si
smembra. La Compagnia rimane unita da quell’unico amore che è, come scrive ancora
Ignazio, «il principale vincolo reciproco per l’unione delle membra tra loro e con
il loro capo».
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