In una cornice prestigiosa, il Centro Studi Romani sull’Aventino, la
presentazione del libro di Chiara Lubich Diario 1964-1980. Un incontro vivace e
profondo. Le domande, di Maurizio Gentilini, lasciano già intuire il livello
del discorso, e sono di valore, a prescindere dalle risposte…
1. Una prima domanda, che pongo ai miei interlocutori è: Il Diario è
personale, ci fa leggere l’anima di Chiara… È un colloquio constante e intimo
con Dio, con Gesù, con Maria, con i Santi … un confronto per riuscire a
identificare e interpretare la propria personale santità. Cosa rende spirituale
questo diario?
2. Nel 1949 Chiara
scriveva: “Abbiamo una vita intima e una vita esterna. L’una dell’altra una
fioritura; l’una dell’altra radice; l’una dell’altra chioma dell’albero della
vita nostra” (p. 9, Introduzione). Il “Diario spirituale” è un documento tipico
della relazione tra una persona e Dio, tanto da rappresentare anche un genere
letterario tipico della letteratura mistica. Nel caso di Chiara è anche il
diario di un personaggio che elabora e propone una spiritualità profondamente
comunitaria, con caratteristiche e forme decisamente nuove e originali …Quindi,
quali i tratti di originalità di questo Diario?
3. Dal diario emerge
anche la figura di Chiara nella quotidianità, nella ferialità (ad esempio nel
suo vivere la città di Roma). Allo stesso tempo risalta la sua dimensione
generativa, come fondatrice di un grande movimento ecclesiale, nato per
diffondersi in tutto il mondo. Emblematico in questo senso il passo del 20
giugno 1973 dedicato alla “maternità” (p. 562-563)
4. Il Diario è anche uno strumento di conoscenza di sé attraverso la propria relazione con Dio, che descrive anche la complementarietà tra il “castello interiore” (espressione di Teresa d’Avila) e il “castello esteriore”, immagine usata da Chiara per definire il Movimento, comunità unita nel nome di Gesù e destinata a irradiarsi in tutto il mondo e confondersi con tutta l’umanità in virtù della relazione d’amore che ha il proprio modello nella Trinità. Cosa ci può dire il Diario di questa dialettica?
5. Il 18 marzo 1966 (p. 172) Chiara scrive: “Ho visto, nel futuro, l’Opera
fiorire certamente in altri posti, in altre Metropoli. L’ho visto rallentare il
suo passo, sotto la guida del Centro, nella sua lotta d’amore per riunire il
più di mezzo mondo staccato dalla Chiesa …” L’anno seguente, un altro passaggio
emblematico, che sembra dettare la rotta a chi aderisce alla spiritualità
dell’unità: “Noi dobbiamo accendere i focolari nel
mondo più mondo, nella diaspora, in mezzo ai fratelli separati ed agli atei … È
vero, abbiamo bisogno di cattolici ferventi per aver focolarini sicuri, ma poi
il nostro posto è veramente nello spacco. Dio ci ha suscitato per questo e qui
porteremo frutto e frutto abbondante”.
6. Ci sono dei momenti in cui il diario si interrompe: momenti di buio, in cui il cammino spirituale dell’autrice si fa travagliato … Volete parlarci di questi passaggi, in cui il diario si fa “silenzioso”, e di quanto questo silenzio sia eloquente?
Nessun commento:
Posta un commento