È sempre lì a ricordarci il mistero dell’incarnazione…
Dio voleva venire tra noi, ma come avremmo
potuto accoglierlo e fargli casa? Egli, infinitamente grande, può stare nel
nostro infinitamente piccolo? “I cieli e i cieli dei cieli non ti possono
contenere” (1 Re 8, 27), come avremmo potuto contenerlo noi? Egli il Santo, tra
noi peccatori? Come Pietro potevamo dire soltanto: “Allontanati da me, Signore,
perché sono un peccatore” (Lc 5, 8); o come il centurione di Cafarnao: “Io non
son degno che tu entri sotto il mio tetto” (Mt 8, 8). Non potevamo accogliere
Dio, non poteva entrare in casa da noi. L’umanità e l’intero creato erano
troppo angusti, inadeguati, indegni.
Dio, per far nascere suo figlio sulla terra, ha cercato un luogo degno di lui, che non fosse macchiato dal peccato, dalla cattiveria umana. Non l’ha trovato perché il peccato regnava sulla terra. Allora si è creato uno spazio bello, buono, santo, puro, non contaminato dal male: ha creato Maria, l’ha resa Immacolata.
In Maria, l’umanità è finalmente capace di
accogliere Dio, pienamente, totalmente. In lei l’amore, unico “luogo” capace
di Dio, è rimasto intatto: “Le acque potenti non potettero spegnere l’amore, né
le fiumane travolgerlo” (Cant 8, 7). Finalmente il Verbo può farsi carne e
venire ad abitare in mezzo a noi: ha trovato una casa, c’è chi può accoglierlo
adeguatamente. In Maria Immacolata noi, con tutta l’umanità e il creato, siamo
capaci di Dio.
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