Ancora
una volta il solito tema: “La vita consacrata oggi e nelle prospettive per il
futuro”. Questa volta a chiedermelo sono stati quelli del 39° corso di formatori
alla Università Pontificia Salesiana. E ho dovuto rispondere con le solite
cose. Con me sr. Mariangela delle Claretiane che ha parlato in particolare
delle donne consacrate.
Mi è piaciuto ricordare che la vita consacrata oggi è il frutto del Concilio Vaticano II. Per comprenderla occorre tornare a quel grande evento nella storia della Chiesa. Prima ancora dei documenti è stato il fatto in sé a parale e a tracciare vie nuove anche per la vita consacrata. A un giornalista che chiedeva al Papa cosa si aspettasse dall’imminente Concilio, egli avrebbe risposto: “Non lo so molto bene”; poi, portando il visitatore presso la finestra, la aprì: “Almeno… un po’ d’aria fresca!”. In questa immagine, commenta il cardinale, c’è forse tutta la forza profetica di un vecchio papa deciso a ringiovanire e ad aggiornare la Chiesa.
Nuovo,
soprattutto, l’atteggiamento nei confronti della società contemporanea, non soltanto
oggetto di attenzione, di cura, di evangelizzazione, ma luogo nel quale
ripensare lo stesso messaggio
evangelico, provocazione ad una vita più
autenticamente cristiana. Era uno sguardo di “simpatia”
e d’amore, di solidarietà e di condivisione, di immersione verso la società
contemporanea, condizione imprescindibile per “sollevare e sublimare”. Non si potevano più
esporre le verità evangeliche in maniera astratta, senza tenere conto delle
condizioni reali del mondo contemporaneo, delle sue angosce e attese, senza
entrare in intima solidarietà con il genere umano, senza discernere “i segni
dei tempi”, nel rispetto per i valori umani
autentici, dovunque essi si trovino, anche al di fuori dei confini visibili della
Chiesa.
Il clima di grande apertura, di rinnovamento, di speranza in quella Chiesa dei poveri che Papa Giovanni annunciava è ancora vivo? La Chiesa di oggi, e in essa la vita consacrata, continuano ad essere animati dalla Pentecoste conciliare? È cambiato il contesto sociale. Nuove guerre, terrorismo, instabilità politica, sfiducia nelle istituzioni, recessione economica,
relativismo morale, scandali all’interno della Chiesa, crisi
ecologica, stanno creando un clima di incertezza, sfiducia, pessimismo,
mancanza di progettualità e di volontà di ripresa. Sembra di essere agli antipodi
rispetto ai tempi del Concilio, tempi di speranza, quando tutto sembrava
possibile. Quello che stiamo vivendo è un tempo difficile, problematico.
Questo nostro tempo, con i suoi problemi e le sue
sfide non potrebbe diventare un kairòs, un tempo favorevole, il tempo di
Dio?
Forse questa è la situazione più propizia perché la
vita consacrata riscopra e compia la sua missione profetica, si renda
nuovamente capace di parlare di Dio, di annunciare la “buona notizia”, di
infondere speranza, di ridare senso alla vita, di additare la meta della storia
umana.
Ho cercato di spiegare come…
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