Più in
particolare, riguardo al volume, lo nota “interessante sotto diversi punti di vista,
merita di essere segnalato almeno per due aspetti: il primo riguarda il
rapporto tra l’ispirazione e la prassi, quella prassi che proprio
un’ispirazione guidata da solidi principi è in grado di attivare; il secondo
riguarda il rapporto, parallelo al primo, tra interiore ed esteriore, tra il
momento individuale della preghiera e della meditazione e quello collettivo
dell’apertura, della relazione, dell’impegno pubblico.
La recensione mette
in luce lo stretto legame tra vita interiore e impegno nel mondo: “Lubich utilizzava
l’espressione “Castello esteriore”, per indicare la necessità di coniugare il
silenzio mistico con la parola, con la pratica comunitaria della fede, con
l’uscita nel mondo. Si tratta di due aspetti fondamentali dell’azione di questa
personalità straordinaria che ha saputo parlare un po’ a tutti: ai giovani e ai
meno giovani, agli umili e ai potenti, ai paesi sviluppati e alle periferie, ai
credenti e ai non credenti”.
Cita
in proposito una pagina del 1967: “Noi dobbiamo accendere i focolari nel
mondo più mondo, nella diaspora, in mezzo ai fratelli separati ed agli atei … È
vero, abbiamo bisogno di cattolici ferventi per aver focolarini sicuri, ma poi
il nostro posto è veramente nello spacco. Dio ci ha suscitato per questo e
qui porteremo frutto e frutto abbondante”.
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