lunedì 8 aprile 2024

La mia vocazione

Si avvera un sogno che ho coltivato: portare gli studenti nei luoghi dove hanno vissuto i Fondatori a Roma. Vengono da tutto il mondo per studiare a Roma, ma se non conoscono Roma che sono venuti a fare, tanto valeva che andassero a Manila o a Kinshasa… Roma è uno scrigno di tesori nascosti che occorre imparare a scoprire, a conoscere, ad amare, è stata testimone di una santità diffusa e costante.

Il corso ha cui ho dato inizio si limita ad alcuni luoghi abitati dai Fondatori, ma potrebbe estendersi ad altri innumerevoli siti dove tanti altri santi che con la loro presenza hanno lasciato un’impronta indelebile. Spero che le sei mattinate in programma suscito interesse e il desiderio di proseguire nelle viste.

Oggi san Francesco a Ripa, con le memorie del santo di Assisi che è stato anche un santo romano. Ma, essendo partiti, come luogo d’incontro per tutto il gruppo, dall’Isola Tiberina, il breve percorso fino alla chiesa e al convento di san Francesco a Ripa ci ha preso un’ora e mezza: sono troppe le “distrazioni” sulle vie di una città come Roma, ad ogni angolo c’è qualcosa di memorabile, che ricorda san Benedetto, santa Francesca Romana, santa Cecilia, la confraternita di santa Maria dell’orto… Ma anche nella chiesa di san Francesco non mancalo le distrazioni, dalla beata Ludovica Bertoni immortalata dal Bernini, a De Chirico che ha voluto lì la sua tomba. E io mi ritrovo in vocazione: fare la guida turistico-culturale, che soddisfazione!

Ma finalmente ecco la cella nella quale ha vissuto Francesco nei suoi soggiorni romani… E di nuovo si mostra a noi nudo come Cristo in croce, libero da tutto per poterlo seguire, vivere come lui, essere trasformato in lui, diventare un altro Cristo. «Non voleva che alcuno lo superasse nella via di Cristo - scrive Giordano da Giano -, ma piuttosto precederli tutti» (Cronaca, 10). La primitiva Regola che darà ai suoi frati sarà semplicemente seguire «la vita del vangelo di Gesù Cristo» (Regola non bollata, Titolo).

Francesco è incantato dalla persona di Gesù, nella sua concreta umanità: lo vuole rivedere Bambino a Greccio, nel presepe, e lo vuole rivivere Crocifisso sulla roccia della Verna, quando riceve le stigmate. Tutta la sua aspirazione è poter ripercorrere alla lettera le orme di Cristo, vivendo il Vangelo.

Fatto dal Vangelo un altro Gesù, figlio nel Figlio, scopre il Padre celeste. Riconoscendo Cristo incarnato come fratello e accogliendo la paternità di Dio, scopre presto la fratellanza universale. In ogni uomo vede un fratello, in ogni donna una sorella. Anzi tutte le creature, perché uscite dalla mano del Padre, ai suoi occhi appaiono come sorelle: «frate vento, frate foco, sorella acqua...». La povertà, così caratteristica nell’esperienza francescana, è lo strumento concreto per riordinare i rapporti tra tutti nell’ottica della fraternità e non più del dominio, così da sottolineare la gratuità dei rapporti. Chiamerà i suoi compagni “Frati minori”, per additarli come i fratelli più piccoli della grande famiglia che ha Dio come Padre.

Come non seguirlo? La prima che lo seguì qui a Roma fu Jacopa de’ Settesoli. Lo guidava per le vie della città, come se fosse un figlio, appena maggiore dei suoi, divenendo la più valida collaboratrice del neonato movimento francescano nella città di Roma. Fu lei ad ottenere dai Benedettini di S. Cosimato in Trastevere la cessione dell’ospedale di San Biagio, che divenne il primo luogo romano dei Minori. Mentre Francesco chiamava Chiara con il nome di sorella, chiamava Jacopa con il nome di fratello: Frate Jacopa. Ella gli dimostrò grande dedizione e rimase sua carissima amica per tutta la vita, fino ad assergli accanto in punto di morte, fino ad essere sepolta accanto alla sua tomba.

Nessun commento:

Posta un commento