Si avvera un sogno che ho coltivato: portare gli studenti nei luoghi dove hanno vissuto i Fondatori a Roma. Vengono da tutto il mondo per studiare a Roma, ma se non conoscono Roma che sono venuti a fare, tanto valeva che andassero a Manila o a Kinshasa… Roma è uno scrigno di tesori nascosti che occorre imparare a scoprire, a conoscere, ad amare, è stata testimone di una santità diffusa e costante.
Il corso ha cui ho
dato inizio si limita ad alcuni luoghi abitati dai Fondatori, ma potrebbe
estendersi ad altri innumerevoli siti dove tanti altri santi che con la loro presenza
hanno lasciato un’impronta indelebile. Spero che le sei mattinate in programma
suscito interesse e il desiderio di proseguire nelle viste.
Oggi san Francesco a
Ripa, con le memorie del santo di Assisi che è stato anche un santo romano. Ma,
essendo partiti, come luogo d’incontro per tutto il gruppo, dall’Isola
Tiberina, il breve percorso fino alla chiesa e al convento di san Francesco a
Ripa ci ha preso un’ora e mezza: sono troppe le “distrazioni” sulle vie di una
città come Roma, ad ogni angolo c’è qualcosa di memorabile, che ricorda san Benedetto,
santa Francesca Romana, santa Cecilia, la confraternita di santa Maria dell’orto…
Ma anche nella chiesa di san Francesco non mancalo le distrazioni, dalla beata
Ludovica Bertoni immortalata dal Bernini, a De Chirico che ha voluto lì la sua
tomba. E io mi ritrovo in vocazione: fare la guida turistico-culturale, che
soddisfazione!
Ma finalmente ecco la
cella nella quale ha vissuto Francesco nei suoi soggiorni romani… E di nuovo si
mostra a noi nudo come Cristo in croce, libero da tutto per poterlo seguire,
vivere come lui, essere trasformato in lui, diventare un altro Cristo. «Non
voleva che alcuno lo superasse nella via di Cristo - scrive Giordano da Giano
-, ma piuttosto precederli tutti» (Cronaca,
10). La primitiva Regola che darà ai suoi frati sarà semplicemente seguire «la
vita del vangelo di Gesù Cristo» (Regola
non bollata, Titolo).
Francesco è incantato
dalla persona di Gesù, nella sua concreta umanità: lo vuole rivedere Bambino a
Greccio, nel presepe, e lo vuole rivivere Crocifisso sulla roccia della Verna,
quando riceve le stigmate. Tutta la sua aspirazione è poter ripercorrere alla
lettera le orme di Cristo, vivendo il Vangelo.
Fatto dal Vangelo un
altro Gesù, figlio nel Figlio, scopre il Padre celeste. Riconoscendo Cristo
incarnato come fratello e accogliendo la paternità di Dio, scopre presto la
fratellanza universale. In ogni uomo vede un fratello, in ogni donna una
sorella. Anzi tutte le creature, perché uscite dalla mano del Padre, ai suoi
occhi appaiono come sorelle: «frate vento, frate foco, sorella acqua...». La
povertà, così caratteristica nell’esperienza francescana, è lo strumento
concreto per riordinare i rapporti tra tutti nell’ottica della fraternità e non
più del dominio, così da sottolineare la gratuità dei rapporti. Chiamerà i suoi
compagni “Frati minori”, per additarli come i fratelli più piccoli della grande
famiglia che ha Dio come Padre.
Come non seguirlo? La
prima che lo seguì qui a Roma fu Jacopa de’ Settesoli. Lo guidava per le vie
della città, come se fosse un figlio, appena maggiore dei suoi, divenendo la
più valida collaboratrice del neonato movimento francescano nella città di Roma.
Fu lei ad ottenere dai Benedettini di S. Cosimato in Trastevere la cessione
dell’ospedale di San Biagio, che divenne il primo luogo romano dei Minori. Mentre
Francesco chiamava Chiara con il nome di sorella, chiamava Jacopa con il nome
di fratello: Frate Jacopa. Ella gli dimostrò grande dedizione e rimase sua
carissima amica per tutta la vita, fino ad assergli accanto in punto di morte,
fino ad essere sepolta accanto alla sua tomba.
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