San
Sisto era una basilica del V secolo, sorta su una villa romana, fuori delle
Mura Serviane, in prossimità della Porta Capena da cui partivano le vie Latina
e Appia. Abbandonata, fu ripristinata da Innocenzo III. Onorio III il 4
dicembre 1219 ne fa dono a Domenico, con lo scopo di fondarvi un monastero per
la riforma delle monache di Roma. Domenico e i suoi frati ne prendono possesso
il 27 dicembre.
È
la quarta tappa del nostro pellegrinaggio per “fondatori a Roma”…
La creazione del monastero femminile fu possibile soprattutto grazie al trasferimento, il 28 febbraio 1221, di una quarantina di Suore provenienti dal vicino monastero di S. Maria in Tempulo alle quali Domenico consentí di portare nella nuova sede l’icona della Madonna acheropita (in seguito denominata “Madonna di S. Sisto”), alla quale le suore tributavano una grande venerazione.
E
dov’era questo monastero di S. Maria in
Tempulo? Ne rimane un casolare a lato della Passeggiata Archeologica, oggi
usato dal comune di Roma per celebrare i matrimoni civili. Così abbiamo
ripercorso il breve cammino di Domenico e delle monache spendendo mezza
mattinata, tante sono le “distrazioni” di questi luoghi antichi ricchi di
storia.
Al
convento di San Sisto abbiamo riletto alcuni ricordi che ci ha lasciato suor
Cecilia, che al tempo di Domenico aveva 16 anni.
«Il padre Domenico — racconta la suora — consacrava il giorno
a conquistare le anime predicando e ascoltando le confessioni o dedicandosi a
qualche altra opera di misericordia. Ma la sera si portava dalle sue suore e,
alla presenza dei frati, teneva loro un’istruzione o un sermone per
ammaestrarle sulla natura dell’Ordine; perché esse non avevano altri che le
potesse formare alla vita dell’Ordine».
Un aneddoto – sempre narrato da sr. Cecilia – illustra il
rapporto che s’era stabilito. «Giunse una sera più tardi del solito; per cui le
suore, pensando che ormai non sarebbe più arrivato, avevano smesso di pregare
e si erano recate in dormitorio. Ma ecco che improvvisamente i frati suonano
la campanella che serviva per adunare le suore quando giungeva il beato padre.
A quel richiamo tutte le suore ritornarono prontamente in chiesa, si aprì la
grata, e lo trovarono già seduto con i suoi frati ad attenderle... Egli fece
allora una lunga istruzione mostrandosi molto consolato. Dopo questa
conversazione disse: Sarebbe bene, figlioli, prendere qualche cosa di fresco. E
chiamato fra Ruggero, il cellerario, gli ordinò di portare del vino e un
boccale. Il frate portò quanto gli era stato richiesto e il beato Domenico gli
ordinò di riempire il boccale fino all’orlo. Poi lo benedisse, ne bevve per
primo e dopo lui tutti i frati presenti... Quando i frati ebbero bevuto, il
beato Domenico disse: Voglio che anche tutte le mie figlie bevano. E chiamata
suor Nubia soggiunse: Va’ anche tu, prendi il boccale e dà da bere a tutte le
sorelle. Quella andò insieme a un’altra suora e riportò il boccale colmo fino
ai bordi. E benché fosse così pieno non se ne versò nemmeno una goccia. Tutte
le suore bevvero dunque, a cominciare dalla priora, poi via via le altre quanto
ne vollero. E il beato padre ripeteva loro spesso: Bevete a vostro piacimento,
figliole!».
Suor Cecilia ha lasciato anche la famosa, unica, descrizione dell’aspetto fisico di S. Domenico: «Il Beato Domenico aveva questo aspetto: era di media statura ed esile di corpo; aveva un bel viso e la carnagione un tantino rosea; i capelli e la barba tendevano al rosso; gli occhi erano belli.
Dalla sua fronte e di fra le ciglia irradiava un certo splendore che a tutti
ispirava rispetto e simpatia. Rimaneva sempre sereno e sorridente, tranne
quando era addolorato per qualche angustia del prossimo. Aveva lunghe e belle
mani ed una voce forte ed armoniosa. Non fu mai calvo, ma aveva la corona
della rasura tutta intera, cosparsa di qualche capello bianco».
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