lunedì 22 aprile 2024

Con san Domenico a San Sisto Vecchio

 

San Sisto era una basilica del V secolo, sorta su una villa romana, fuori delle Mura Serviane, in prossimità della Porta Capena da cui partivano le vie Latina e Appia. Abbandonata, fu ripristinata da Innocenzo III. Onorio III il 4 dicembre 1219 ne fa dono a Domenico, con lo scopo di fondarvi un monastero per la riforma delle monache di Roma. Domenico e i suoi frati ne prendono possesso il 27 dicembre.

È la quarta tappa del nostro pellegrinaggio per “fondatori a Roma”…

La creazione del monastero femminile fu possibile soprattutto grazie al trasferimento, il 28 febbraio 1221, di una quarantina di Suore provenienti dal vicino monastero di S. Maria in Tempulo alle quali Domenico consentí di portare nella nuova sede l’icona  della Madonna acheropita (in seguito denominata “Madonna di S. Sisto”), alla quale le suore tributavano una grande venerazione.

E dov’era questo monastero di S. Maria in Tempulo? Ne rimane un casolare a lato della Passeggiata Archeologica, oggi usato dal comune di Roma per celebrare i matrimoni civili. Così abbiamo ripercorso il breve cammino di Domenico e delle monache spendendo mezza mattinata, tante sono le “distrazioni” di questi luoghi antichi ricchi di storia.

Al convento di San Sisto abbiamo riletto alcuni ricordi che ci ha lasciato suor Cecilia, che al tempo di Domenico aveva 16 anni.

«Il padre Domenico — racconta la suora — consacrava il giorno a conquistare le anime predicando e ascoltando le confessioni o dedicandosi a qualche altra opera di misericordia. Ma la se­ra si portava dalle sue suore e, alla presenza dei frati, teneva loro un’istruzione o un sermone per ammaestrarle sulla na­tura dell’Ordine; perché esse non avevano altri che le potesse formare alla vita dell’Ordine».

Un aneddoto – sempre narrato da sr. Cecilia – illustra il rapporto che s’era stabilito. «Giunse una sera più tardi del solito; per cui le suore, pensando che ormai non sarebbe più arri­vato, avevano smesso di pregare e si erano recate in dormito­rio. Ma ecco che improvvisamente i frati suonano la campa­nella che serviva per adunare le suore quando giungeva il beato padre. A quel richiamo tutte le suore ritornarono prontamente in chiesa, si aprì la grata, e lo trovarono già seduto con i suoi frati ad attenderle... Egli fece allora una lunga istruzione mostrandosi molto consolato. Dopo questa conversazione disse: Sarebbe bene, figlioli, prendere qualche cosa di fresco. E chiamato fra Ruggero, il cellerario, gli ordinò di portare del vino e un boccale. Il frate portò quanto gli era stato richiesto e il beato Domenico gli ordinò di riem­pire il boccale fino all’orlo. Poi lo benedisse, ne bevve per primo e dopo lui tutti i frati presenti... Quando i frati ebbero bevuto, il beato Domenico disse: Voglio che anche tutte le mie figlie bevano. E chiamata suor Nubia soggiunse: Va’ anche tu, prendi il boccale e dà da bere a tutte le sorelle. Quella andò insieme a un’altra suora e riportò il boccale colmo fino ai bordi. E benché fosse così pieno non se ne versò nemmeno una goccia. Tutte le suore bevvero dunque, a cominciare dalla priora, poi via via le altre quanto ne vol­lero. E il beato padre ripeteva loro spesso: Bevete a vostro piacimento, figliole!».

Suor Cecilia ha lasciato anche la famosa, unica, descrizione dell’aspetto fisico di S. Domenico: «Il Beato Domenico aveva questo aspetto: era di media statura ed esile di corpo; aveva un bel viso e la carnagione un tantino rosea; i capelli e la barba tendevano al rosso; gli occhi erano belli.


 Dalla sua fronte e di fra le ciglia irradiava un cer­to splendore che a tutti ispirava rispetto e simpatia. Rimane­va sempre sereno e sorridente, tranne quando era addolorato per qualche angustia del prossimo. Aveva lunghe e belle ma­ni ed una voce forte ed armoniosa. Non fu mai calvo, ma aveva la corona della rasura tutta intera, cosparsa di qualche capello bianco».

 


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