La rivista spagnola “Vida Nuova” ha pubblicato
una intervista a p. Alberto Ruiz González autore di una nuova biografia del
beato Mario Borzaga: El beato Mario Borzaga y los mártires de Laos. Ne riporto una
parte.
I martiri del Laos sono legati ai
missionari degli Oblati di Maria Immacolata: come sono arrivati in questo
remoto Paese asiatico?
Il cristianesimo è arrivato in questo Paese
della penisola indocinese molto prima della nostra Congregazione. Si ha notizia
della presenza di due gesuiti nel XVII secolo, ma è solo alla fine del XIX
secolo che i membri della Società delle Missioni Estere di Parigi hanno
introdotto il cristianesimo in questo Paese, fondando una missione come
estensione di quella che avevano in Thailandia. Il fatto che fosse un
protettorato francese spiega perché furono le congregazioni di questo Paese a
essere chiamate a evangelizzare questa parte del mondo. Fu su richiesta del
Cardinale Prefetto della Congregazione di Propaganda Fidei che il Consiglio
Generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata accettò, nel giugno del
1933, un campo di apostolato missionario nel nord del Laos, una regione con alte
catene montuose ricoperte di foreste. I primi Oblati arrivarono nel 1935. E
circa vent'anni dopo arrivarono i rinforzi italiani degli Oblati, tra cui p. Mario
Borzaga.
In che contesto giunse la persecuzione?
Com'era la comunità cristiana?
Il Laos si è trovato nel posto sbagliato al
momento sbagliato. Certo, un Paese non può scegliere dove collocarsi, né può
cambiare luogo o tempo a suo piacimento. Avere il Vietnam come vicino a Nord ha
significato subire le conseguenze di una delle guerre più famose del XX secolo,
con innumerevoli bombardamenti aerei che hanno devastato i suoi terreni
agricoli. A ciò si aggiunge il desiderio del Vietnam del Nord di raggiungere il
Vietnam del Sud attraverso il Laos. In questo modo, il comunismo si è
infiltrato in questa parte del Sud-Est asiatico. In questo contesto, i
missionari erano visti soprattutto come stranieri e quindi, in un certo senso,
nemici. I laici martirizzati al loro fianco erano gente del posto. Li
accompagnavano per indicare loro la strada verso i diversi villaggi e per
tradurre il loro messaggio nelle varie lingue native. Stiamo parlando di una
comunità cristiana nascente, viva, ma non ancora molto sviluppata.
In questo gruppo di 17 martiri del
XX secolo, spicca nel libro Mario Borzaga, un giovane sacerdote di 27 anni. Chi
è questo testimone della fede e cosa ci insegna il suo diario?
La storia di p. Mario Borzaga si distingue grazie
alla sua esperienza che conosciamo attraverso il suo diario personale. Si
intitola “Diario di un uomo felice”, anche lo chiamava “quaderno di un prete di
campagna”. L'aspetto interessante di queste note è che egli le concepì come
appunti personali, non come qualcosa da pubblicare. Verrà scoperto dopo il suo
martirio. In esso troviamo abbondante materiale per conoscere la vita concreta
dei missionari, le loro gioie e ansie, come vivevano, cosa pensavano. L'autore ci
mostra la sua spiritualità con totale onestà, perché, in fondo, stava scrivendo
per se stesso. Possiamo identificarci con lui in molti momenti e, quindi,
sentirci molto vicini a lui, molto umani. Si potrebbe dire, il che ci
incoraggia e ci sprona nel nostro cammino verso la santità.
Cosa possiamo imparare noi cristiani
di oggi dalla testimonianza di questi martiri?
Nel libro condivido ciò che ho imparato da loro.
Li ho chiamati, seguendo l'insegnamento di Papa Francesco nella Gaudete et
exsultate, i santi del "continente accanto". Secondo me, c'è una
vicinanza umana, perché erano uomini e donne che vivevano la fede nella loro
vita quotidiana; c'è una vicinanza storica perché, come ha detto all'inizio,
non sono così lontani da noi nel tempo, quindi molte delle loro circostanze di
vita non sono così estranee a noi; e infine, c'è una vicinanza ecclesiale. Ho
chiamato quest'ultima “sinodalità esistenziale”, perché in questi martiri la
vita comunitaria spicca come aiuto e sostegno per continuare a camminare sulle
orme di Gesù come suoi discepoli. Per tutti questi motivi, mi sembrano un
modello per l'oggi, e possiamo sperimentare la loro compagnia nella nostra vita
quotidiana, nelle cose più semplici e comuni, in ciò che può sembrare
insignificante, ma in cui si trova il cuore dell'esistenza.
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