Oggi abbiamo ricordato l’anniversario del martirio di p. Louis Leroy (1923-1961). Primogenito di 4
figli, dopo la scuola elementare, lavorò in famiglia come contadino. Di ritorno
dal servizio militare, all’età di 22 anni, si decise per gli Oblati di Maria
Immacolata. Dopo un periodo di recupero scolastico a Pontmain, frequentò i sei
anni di filosofia e teologia a Solignac.
Al
termine scrisse al Superiore generale: “Prima di conoscere gli Oblati ero attratto
dalle missioni in Asia. Per queste missioni volevo abbandonare il mio lavoro in
campagna... Le difficoltà sperimentate dalla missione del Laos e quelle che
forse sperimenterà ancora non hanno fatto che aumentare il mio desiderio per
questo paese... Se giudicate opportuno inviarmi nel Laos, riceverò con grande
gioia la mia obbedienza...”. Ad alcuni suoi compagni confidò la speranza di
morire martire.
Fu
missionario nel Laos per sei anni. Alla fine del 1957 raggiunse la sua
destinazione definitiva a Ban Pha, sulle montagne. Infaticabile, visitava i
villaggi a lui affidati a 2, 3 perfino 5 ore di cammino, con clima avverso e su
piste impossibili. Così scrive: “[Il missionario] si rende presto conto che
solo l’onnipotente grazia di Dio può convertire un’anima”. Nel giro di un
anno percorrerà “almeno 3.000 chilometri a piedi con lo zaino sulle spalle.
In alcuni giorni è dura, soprattutto quando la salute non è al massimo, ma sono
felicissimo di dover lavorare in questo settore”.
Il
18 aprile 1961 padre Leroy stava pregando nella sua povera chiesa, quando
sopraggiunse un distaccamento di soldati della guerriglia venuti a cercarlo.
Secondo la gente del villaggio sapeva che si trattava della sua ultima
partenza: chiese di poter indossare la sua veste, mise la croce, prese il
breviario sotto il braccio e disse addio. Nella foresta alcuni colpi d’arma da
fuoco: è la fine... Il sogno della sua gioventù, testimoniare Cristo fino al
martirio, veniva esaudito.
Poco
prima alle Carmelitane di Limoges aveva scritto:
[…]
Avendo oggi un po’ di tempo libero a disposizione, cosa che non succede spesso,
ne approfitto per darvi alcune notizie mie e del mio settore.
Probabilmente,
a mezzo di radio e giornali, avete sentito parlare degli avvenimenti in corso
nel Laos. In questo momento, per quanto riusciamo a capire, la situazione è
piuttosto calma: nel mio villaggio sono passati una volta circa settecento
soldati; non hanno detto nulla né a me né alla popolazione. Per il futuro non
sappiamo nulla e continuiamo a fare come per il passato, riponendo fiducia nel
Signore.
Il
morale è ottimo. Sono felicissimo della mia vita missionaria, dura ma
splendida. I miei desideri di un tempo, di vita missionaria nella boscaglia,
sono pienamente esauditi. Dal punto di vista dell’apostolato ho molto lavoro da
compiere. Nel corso dell’anno passato, ho dato più di 4.000 comunioni,
ascoltato più di 2.000 confessioni e amministrato 19 battesimi. Questo numero
sarà molto superiore l’anno prossimo. Attualmente, infatti, faccio catechismo a
70 catecumeni e la maggior potrà essere battezzata nel periodo di Pasqua del
1960.
Questo
vuol dire che tutto è perfetto? Certamente no. Recentemente una cristiana
apostata ha lasciato morire senza battesimo il bimbo di 10 mesi. Un altro
cristiano apostata viene iniziato all’arte della stregoneria. Un altro ancora,
battezzato l’anno scorso, non ha praticamente mai rimesso piede in chiesa da
quando è cristiano. In uno dei villaggi, in cui i cristiani sono una minoranza
fra i pagani, gli stregoni si danno da fare e riescono a turbare l’uno o l’altro
cristiano, facendogli credere, se è ammalato, che solo il ritorno al culto dei
geni lo farà guarire. Per fortuna, questi consigli perfidi non sono sempre
ascoltati.
Ammalati e feriti esigono molto tempo e obbligano a lunghi e faticosi spostamenti. Fra i malati che curo, un cristiano si è ustionato il volto, le mani e un ginocchio. Per lui mi sono messo in cammino tre volte: per l’andata ci vogliono tre ore e mezza di cammino in montagna. Feriti e malati di questo genere non sono poi così rari. I numerosi pagani attorno a me, che incontro ogni giorno e che vengono per farsi curare, non si sono per nulla decisi a diventare cristiani.
Ecco
un piccolo squarcio del mio settore, che una volta di più raccomando caldamente
alle vostre preghiere. Pregate anche per me, perché il Signore possa compiere
attraverso di me tutto il bene che desidera fare.
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