Mi capita sottomano una frase di Caterina da
Genova. Troppo arditi questi mistici. Parla del proprio io in maniera
esagerata. Non lo nega, come abitualmente si pensa, per contrappore ad esso
Dio. Lo trasfigura piuttosto, lasciando che venga assunto in Dio, indiandolo:
«Se pure accade che per il vivere del mondo, ho bisogno del mio “io”, che non
fa altro che parlare, quando mi nomino ovvero da altri sono nominata, dentro di
me dico: il mio “io” è Dio: non conosco altro che il mio Dio».
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