sabato 13 aprile 2024

Non siamo “un branco di pecore”

Non siamo “un branco di pecore”, dove i singoli sono anonimi e amorfi. Nel gregge del Signore ogni persona è unica, ha un inestimabile valore, costituisce il bene più prezioso che egli possiede, al punto che per ognuno egli è pronto a dare la vita, tanto gli siamo cari.

Il Pastore buono ha un rapporto personale con ognuno. Di ognuno di noi conosce la storia, i sogni segreti, le prove e i dolori, le gioie intime. Ci conosce come nessuno ci conosce. Più ancora, è pronto a farsi sbranare dal lupo rapace pur di salvarci. Il suo morire per noi non è un fatalismo, un tragico incidente; è il frutto di una libera scelta: nessuno gli toglie la vita con violenza, la dà da se stesso, perché ci ama veramente.

Instaura con noi quei rapporti di conoscenza e d’amore che vive in cielo con il Padre, dove la conoscenza, l’amore, la generazione sono reciproci.

Vuole coinvolgerci nello stesso gioco d’amore. Fa scattare così la medesima dinamica che lo muove verso di noi. È la nostra vocazione: conoscerlo a nostra volta, sapere i suoi sogni segreti, penetrare il suo mistero, possederlo come il dono più prezioso. Rivivere con lui il rapporto trinitario di reciprocità che egli vive con il Padre, fino a che si dilati e giunga a coinvolgere, ad una ad una, anche le altre pecore vicine e lontane, quelle nel recinto e quelle fuori dal recinto, così da diventare un solo gregge, una sola famiglia, che rispecchi l’unità che si vive in cielo.

 

Nessun commento:

Posta un commento