sabato 20 aprile 2024

Nel nome di Gesù

 

Domenica scorsa mi sono sbagliato – normale – è ho anticipato il Vangelo di oggi, quello del buon Pastore:

https://fabiociardi.blogspot.com/2024/04/non-siamo-un-branco-di-pecore.html

Allora questa volta mi lascio conquistare da una parola della prima lettura. Pietro deve rispondere per spiegare come ha fatto a guarire il paralitico. Semplice: “Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno”.

Basta il suo nome: Gesù! Non è già una preghiera? Soltanto chiamarlo: Gesù!

Il nome di Dio, nel mondo ebraico, non poteva essere pronunciato. Ora poiché Dio è sceso sulla terra, s’è fatto uomo, lo si può chiamare per nome. Il nome dice la persona, la sua identità: Gesù è ciò che dice il suo nome: “Dio che salva”. Lo proclama l’apostolo Pietro in questo momento, subito dopo la resurrezione: «non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (Atti 4, 12).

Paolo nella Lettera ai Filippesi parla della Resurrezione di Gesù come della sua esaltazione da parte del Padre, espressa proprio dal dono del nome, «il nome che è al di sopra di ogni nome»: Gesù. Gesù, il Dio che salva, è la sua vera identità. Per questo «nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre» (2, 9-10).

Nell’Oriente cristiano, fin dai primi secoli, è fiorita la tradizione della “preghiera del Nome”, la ripetizione costante del nome di Gesù. Anche in Occidente, a partire dal tardo Medioevo, si sviluppa la spiritualità del Nome di Gesù. San Bernardino sceglie le tre prime lettere greche del nome di Gesù, IHS, per disegnare le tavole con le quali parla di Gesù. L’ha messo su tutte le case.

Basta il suo nome: Gesù! Non è già una preghiera? Soltanto l’invocazione: Gesù!


Nessun commento:

Posta un commento