Tanti
lo cercano e non sanno come incontrarlo. Altri lo cercano e non lo sanno. Altri
bussano a porte sbagliate…
Se
qualcuno venisse da me e mi domandasse di farglielo incontrare dove lo
condurrei, cosa gli direi? A chi voleva conoscerlo Gesù si è mostrato nel momento
più alto della sua esistenza, nel gesto dell’amore estremo, quando ha accettato
di morire per farci vivere. È il chicco di grano che muore per moltiplicarsi e rendersi
nuovamente presente in mille e mille persone, spiga feconda che raccoglie in
unità l’umanità intera e la rende figlia di Dio.
Se
qualcuno mi chiedesse di vederlo dovrei indicare il Crocifisso, il segno del
cristianesimo. Nei primi secoli i cristiani non hanno osato raffigurarlo sulla
croce perché immagine troppo crudele, maledizione, follia. Abbiamo dovuto
aspettare il IV secolo per vedere la prima scultura di un crocifisso, sulla porta
lignea di santa Sabina a Roma. Soltanto Paolo, davanti ai Galati, ha avuto il
coraggio di mostrarlo crocifisso.
Ha
fatto paura anche a Gesù, la croce. Non era un ninnolo da appendere al collo,
ma strumento di tortura e di morte infame su cui essere appesi. Qui Giovanni
accenna appena al turbamento che Gesù ha provato davanti al pensiero di quella
morte. Gli altri evangelisti saranno più espliciti quando racconteranno della sua
angoscia nell’orto degli ulivi e
Se
qualcuno mi domandasse di vederlo mostrerei il Crocifisso e gli direi che è
l’espressione massima dell’amore, gli direi cos’è il vero amore: dare la vita
per le persone amate, anche per quelle che non amano, morire al posto loro.
Se qualcuno mi chiedesse di vederlo… dovrebbe vederlo in me, perché dovrei seguirlo fino ad essere uno con lui. Dovrei poter ripetere, come Paolo, che il mio vivere è Cristo: non più io vivo, ma lui vivi in me. Mentre mi svela la sua vita – chicco di grano che non pensa a conservare la vita, ma la perde per dare frutto – mi invita a fare altrettanto, a perdere la mia vita per vivere il suo stesso destino, a seguirlo fino ad essere “cristiano”, come lui, un altro lui.
Anche
a noi è concesso di essere turbato come lui, di gridare come lui ha gridato. Ma
seguendolo, anche a noi darà la forza per accogliere il volere del Padre, per
credere che tutto è amore, anche il dolore e la morte. Così in noi parlerà
l’amore, la pienezza della vita, e apparirà solo Gesù che vive in noi.
Se
qualcuno mi chiedesse di vederti dovrei mettermi d’accordo con i miei amici,
come hanno fatto Filippo e Andrea. Gli farei vedere la spiga a cui ha dato
vita, la fratellanza che ha generato tra di noi. Insieme sarà più facile
mostrarlo, presente nel nostro “ac-cordo”, nell’unità dei cuori, nella comunità
di quanti sono uniti nel suo nome.
Nessun commento:
Posta un commento