Quest’anno durante la liturgia della domenica delle Palme si legge il Vangelo di Marco. Tutti e tre i Sinottici concludono il racconto del triplice rinnegamento di Pietro nell'atrio della casa di Caifa con il canto del gallo che ricorda la profezia di Gesù “mi rinnegherai tre volte”, seguito da un pianto a dirotto. Dei tre evangelisti soltanto Luca annota che subito dopo il canto del gallo “il Signore si volse e guardò Pietro”.
Il racconto della Passione non richiede commenti. Tante volte ad esso non si fa seguire neppure l’omelia, tanto è eloquente. Basterebbe anche solo soffermarsi su quello sguardo di Gesù.
Non era un rimprovero, né tanto meno una minaccia. È significativo che a
riportarlo sia proprio Luca, l’evangelista della misericordia. Sì, è uno sguardo di
misericordia, una delle espressioni più belle dell’amore: dice. comprensione,
fino a scusare…
Povero Pietro, sembra
dire Gesù con quello sguardo, come ti capisco. Hai avuto paura, ma anch’io ho
paura. Sembri forte e coraggioso, ma in fondo sei fragile come ogni essere
umano.
In Pietro Gesù vede ogni uomo, ogni donna, d’ogni tempo, d’ogni luogo. Ci coglie nella nostra
povertà, nella nostra miseria e non pronuncia una parola. Non soltanto non
pronuncia nessuna parola di condanna, ma non pronuncia proprio parola. E Pietro
non aveva bisogno di parole. Gli è bastato quello sguardo per farlo rientrare
in se stesso, per fargli prendere coscienza della propria piccolezza, del
proprio peccato, per fargli provare un immenso dispiacere per il suo comportamento codardo…
per farlo piangere. Un uomo che piange, e un uomo della tempra di Pietro! Quel pianto
è un’invocazione di aiuto: Sì, sono così, solo tu puoi tirarmi fuori da questo baratro,
solo tu puoi farmi vivere nella verità.
Quando fui
solennemente bocciato all’esame di liceo i miei genitori non mi dissero una
parola: non ne avevo bisogno, non l’avrei sopportata, avevo bisogno soltanto di
un silenzio che fosse espressione di comprensione e d’amore. Gliene fui
immensamente grato.
“il Signore si volse
e guardò Pietro”. Per guardare Pietro dovette voltarsi. Aveva cose ben più importanti
cui guardare, eppure si dimentica, non guarda più se stesso, lascia da parte il
processo, e si volta verso Pietro, per guardare lui, per pensare a lui, per
interessarsi di lui…
Potrebbe essere una
chiave di lettura di tutto il racconto della Passione: Gesù che non vive per se
stesso, ma per l’altro, per il peccatore, al punto da offrire per lui la sua
vita. Guarda Pietro, ma dietro di lui vede Caifa e il sinedrio, Erode e la sua corte,
Pilato e i suoi soldati, Barabba e il popolo che invoca la crocifissione, i
passanti che lo deridono, gli uomini e le donne di allora, di oggi, di domani…
Quando incontrò il
giovane ricco, leggiamo nel racconto di Marco, che meglio di tutti descrive le
sfumature delle emozioni e degli affetti di Gesù, “fissò lo guardò su di lui e
lo amò”. È questo sguardo, questo amore, che guarisce, che redime, che rende nuovi. Tutta la
passione e morte di Gesù ne è l’espressione.
Non l,avevo mai sentita questa spiegazione
RispondiEliminaBellissima e di grande speranza per tutti
Grazie