Ogni giorno, da buon anziano, compio un piccolo rito. Terminato il pranzo mi siedo in poltrona, sorseggio il cappuccino (contravvenendo la buona tradizione italiana) e leggo il giornale. Così mi ammorbo il pomeriggio con le tristi notizie quotidiane, fatte di guerre, violenze, corruzioni, smarrimento, mancanza di umanità… Mi sono un invito alla preghiera, a rinnovare la fede nel futuro, nella resurrezione. Così ogni giorno mi diventa un annuncio di speranza. Ogni giorno morte e resurrezione. La Pasqua mi piace meditarla a partire da questi quotidiani eventi di morte.
Il primo racconto della resurrezione ci è tramesso dall’apostolo
Paolo in un’antica formula che forse gli è stata insegnata dai primi cristiani
di Antiochia, quelli che andava a incatenare: la cronaca di quell’evento di
morte si tramutò in cronaca di vita. «A voi ho trasmesso quello che anch’io ho
ricevuto, cioè “che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che
fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a
Cefa e quindi ai dodici”» (1 Cor 15, 3-5). Qui è racchiuso tutto il
mistero della nostra fede. Gesù risorge perché anche noi possiamo risorgere con
lui e avere la pienezza della vita.
La Pasqua mi piace meditarla a partire dagli incontri del
Risorto con le persone concrete in quel primo giorno dopo il sabato.
Prima le donne, per strada. Loro non dicono una
parola, ma l’abbracciano! Cosa vale più di un abbraccio?
Poi Maria Maddalena. «Gesù la chiama per nome: “Maria!”.
Ella si volta e gli dice in ebraico:
“Rabbunì” – che significa
“Maestro mio!. Cosa c’è di più
bello che chiamarsi per nome? Dice
amicizia, rapporto personale, intimità.
Il terzo incontro è con i discepoli diretti a Emmaus. È il buon pastore che
va in cerca della pecora smarrita e la trova delusa,
triste e smarrita. La sua
presenza ridona speranza e fa ardere i
cuori.
A sera il Risorto “venne e stette in mezzo” ai suoi discepoli
nel cenacolo, infondendo in loro la sua pace. Non è una semplice “apparizione”,
ma una presenza reale: “Sono proprio io”! E mostra i segni della passione, del suo infinito amore. La sua
è ormai una presenza stabile.
Da allora continua a rimanere in mezzo a noi: trasforma ogni morte in vita.
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