venerdì 15 marzo 2024

La comunità religiosa una "famiglia"

 

Gli istituti di vita consacrata e le loro comunità vengono comunemente chiamate “famiglie religiose”. La famiglia, così come Dio l’ha pensata, è davvero un modello a cui anche le persone consacrate possono ispirarsi per la loro vita fraterna? È lo stesso Concilio Vaticano II che, quando pensa alla comunità religiosa, la vede come una vera famiglia: «Con l'amore di Dio diffuso nei cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rm 5,5), la comunità come una famiglia unita nel nome del Signore gode della sua presenza (cfr. Mt 18,20)» (PC 15).

Chiamare la comunità religiosa “famiglia” non significa equipararla tout court alla famiglia naturale. Essa presenta tratti particolari, a cominciare dalla sua tipica origine: non nasce per scelta reciproca tra i suoi menri, “da carne e da sangue – come direbbe san Giovanni –, ma da volere di Dio” (cf Gv 1,12-13); è frutto di una particolare vocazione: non ci si sceglie come nel matrimonio, ma si è scelti. Ha inoltre una propria dimensione mistica dovendo essere inabitata, per sua natura, dalla presenza del Signore. Il suo modello ha precisi riferimenti evangelici, che variano a seconda delle diverse vocazioni: quello della famiglia di Nazaret, dei discepoli attorno a Gesù, della prima comunità dei cristiani di Gerusalemme, quello trinitario. Ma anche in questo non ha già tanto in comune con la famiglia umana cristiana?

Gesù stesso ha parlato della sua comunità come di una vera famiglia: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre» (Mc 3,34-35). La comunità di Gerusalemme, a sua volta, si considerava una grande famiglia, con tutto in comune: cuori e beni. Anche la famiglia di Nazaret, pur essendo del tutto particolare, appariva una famiglia come tutte le altre. Proprio parlando di questa famiglia il documento Vita fraterna in comune, la propone ai religiosi come modello della loro vita comunitaria: «La Madre del Signore contribuirà a configurare le comunità religiose al modello della “sua” famiglia, la Famiglia di Nazaret, luogo al quale le comunità religiose devono spesso spiritualmente recarsi, perché là il Vangelo della comunione e della fraternità è stato vissuto in modo ammirabile” (n. 18).

In questi luoghi ispiratori evangelici la comunità religiosa può scorgere, in filigrana, il substrato comune a cui è chiamata ogni famiglia umana, con le sue dinamiche relazioni, le gioia, le difficoltà, le prove...

È l’inizio di un mio contributo per un libretto di Città Nuova su “Essere famiglia”. Buona lettura!

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