venerdì 29 settembre 2023

Mario Borzaga sempre vivo

A Trento, nella suggestiva sala del Vigilianum, la presentazione del libro su p. Mario Borzaga.

P. Mario Borzaga e il suo catechista Paul Thoj Xyooj trovarono la morte nel maggio 1960, su una pista della foresta del Laos, a metà strada tra i villaggi di Kiukatian e Pha Xoua. Martiri di Gesù, sono stati beatificati a Luang Prabang l’11 dicembre 2016, assieme ad altri 15 martiri del Laos, uccisi tra il 1954 e il 1970. Padre Mario è il primo di altri cinque Oblati di Maria Immacolata che in quella terra hanno dato la vita per Cristo e il suo Vangelo. Arrivato in missione alla fine del 1957, venticinquenne, consumerà la sua esperienza in meno di tre anni. Gli sono bastati per vivere con intensità la sua “oblazione”, il dono totale di sé a Dio per l’annuncio del Vangelo.

Il Diario di un uomo felice, scritto con fedeltà dal 1° ottobre 1956 al 18 aprile 1960, testimonia la passione per la vita e l’anelito alla santità, al pari delle lettere indirizzate alla sorella Lucia. La sua storia ha affascinato migliaia di persone ed è stata raccontata in mille modi.



Meno noti gli articoli e le “Lettere agli Amici del Laos” scritti nel breve periodo vissuto nel Laos. Le pubblichiamo perché rivelano aspetti profondi del suo animo: la capacità di incantarsi davanti alla natura, al volto di un bambino, al canto delle ragazze, gli aneliti profondi, l’ironia fine, che non sfocia mai nel sarcasmo e suona come una nota limpida, capace di sdrammatizzare le situazioni più difficili. Vi troviamo anche le paure, la consapevolezza dei limiti, il senso di inadeguatezza.

Questi scritti, qui raccolti per la prima volta, sono anche una “cronaca” agile della missione nel Laos. Ci lasciano entrare nella vita quotidiana di questi uomini generosi, creativi, ma anche “deboli creature, fragili voci nei deserti”, che hanno preso sul serio l’invito di Gesù ad andare portando con sé un bastone e nient’altro, né pane, né bisaccia, né denaro nella cintura (cf. Mc 6,2).

Niente della retorica dei missionari eroici che affrontano impavidi i pericoli e conquistano i popoli al Vangelo. Niente dell’organizzazione efficace e potente. C’è molta fatica, in queste pagine sincere, freddo, sole cocente, pioggia, sanguisughe, interminabili trasferte a piedi, per ore e ore su per le montagne, su piste appena tracciate, guado di fi umi senza ponti, solitudine, diffidenza da parte di chi non comprende perché questi stranieri siano giunti fi no a loro... Ma si respira anche aria di grande fraternità tra i missionari, fede profonda, fedeltà agli impegni presi, abbandono alla Provvidenza. Le “cronache” di Padre Mario ci consentono soprattutto di seguire la strategia umile dell’evangelizzazione, la vita dei diversi posti di missione, i progressi, i fallimenti, la povertà delle risorse, le gioie dei piccoli successi e dei doni che arrivano dall’Italia, il discernimento tra coraggio e prudenza, avanzare, restare, piegare in ritirata. Ci fa conoscere l’ambiente sociale, scolastico, politico, militare, le fatiche della gente, le attese, la guerriglia che avanza a grandi passi e sconvolge la vita dei villaggi.

Su tutto Padre Mario posa uno sguardo lucido e insieme sereno, capace di trasformare in poesia anche le situazioni più drammatiche. Non è un ingenuo, è un realista pieno di fede, che si abbandona con fiducia nelle mani del Signore.

La sua è la “cronaca” di come il piccolo seme del Vangelo muore e germoglia lentamente, senza rumore; la descrizione di come nasce la Chiesa, nella povertà, nella prova, nella gioia delle Beatitudini. I missionari furono espulsi dal Paese nel 1975, ma quel seme piantato con tanta fatica ha continuato a portare frutti e la Chiesa è ancora oggi viva, anche se piccola e umile. Anche gli Oblati sono tornati...

La prima parte del libro è composta da 16 articoli scritti da Padre Mario per la rivista degli Oblati d’Italia, “Fino al Polo”, che nel 1959 prende il nome di “Missioni OMI”, e due articoli per la rivista “Crociata missionaria”. La seconda parte raccoglie 7 lettere da lui scritte a nome di tutto il gruppo e indirizzate agli “Amici del Laos”, persone che seguivano e aiutavano i missionari italiani.

La seconda metà del libro… è una bella sorpresa di Paolo Damosso…

  

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