Fuori dal
paradiso l’umanità si ritrovò esule ed errante. Rimane una nostalgia infinita e
il desiderio di ritrovare quel Dio che ci ha plasmato e infuso il soffio della
vita. Inizia così la ricerca del paradiso perduto e del Dio che vi inabita.
Anche Dio ha
perduto la sua creatura e prova la nostalgia di quando, alla brezza della sera,
scendeva nel giardino per incontrare l’uomo e la donna. Il giorno in cui non li
trovò, perché nascosti, lanciò un grido d’angoscia: “Dove sei?”. Non una
domanda inquisitoria, fu un grido di dolore. Da allora Dio ha continuato a
chiedersi: “Dove sei?”, e si è messo in cammino, alla ricerca dell’uomo e della
donna.
È una lunga,
sofferta, appassionata ricerca l’uno dell’altro. Ognuno - Dio e l’umanità - ha
intrapreso il proprio viaggio in un itinerario dall’esito incognito. Avverrà
mai rincontro? E dove e quando?
Ho ripreso in mano il
libro scritto nel 2016 - "Dove sei? In carca dei luoghi di Dio", editrice Rogate - e ne faccio oggetto del ritiro che per tutta la
settimana sto dando alle suore della casa di riposo che sono accanto a noi.
Ho ricordato che il libro è frutto dei “Dialoghi su Dio” tenuti nel 2014 nei locali della chiesa di
sant’Eustachio a Roma. Esso però è nato 40 anni prima. Ed è sempre attuale!
Era il luglio
del 1974. Avevo 26 anni. Mi trovavo a Roma da un anno e mi stavo preparando al
sacerdozio. Al Centro Mariapoli di Rocca di Papa si teneva l’VIII Congresso
internazionale del “Movimento Gen”. Non mi era consentito parteciparvi, perché
non ero un “gen”. Quando seppi che Chiara Lubich avrebbe parlato non mi feci
nessuno scrupolo e andai ad ascoltarla. Fu facile mimetizzarmi con gli altri,
senza che nessuno notasse la mia presenza.
Da allora ho
letto infinite volte quel discorso di Chiara, ma mi è sempre sembrato diverso
da come mi si impresse in cuore quel giorno.
«Quest’anno -
iniziava - mi sembra che Gesù voglia vi ripeta una “parola” che è risuonata
come uno squillo, trent’anni fa... [si riferiva alla sua esperienza iniziale]
È una parola grande più del mare... E la parola che Gesù
vuol dire oggi, in questo secolo, agli uomini; ed egli desidera che tutti, dal
primo all’ultimo, noi siamo canali, eco di essa».
Secondo quanto
oggi leggo in quel discorso, Chiara avrebbe pronunciato soltanto quattro volte
il lemma “parola”. A me sembrò che lo ripetesse in continuazione. I pochi
attimi trascorsi nel formulare quelle brevi frasi mi parvero un tempo infinito,
ed ebbi l’impressione di venire portato in uno spazio sconfinato. Sentivo
crescere l’attesa per lo svelamento di quel-
la “parola”.
Il desiderio di conoscere quella “parola” misteriosa aveva teso al massimo le
corde della mente e l’anima fu dilatata per essere capace di accogliere la
rivelazione: «Questa parola è Lui stesso: Dio».
Quella
“parola” - Dio - fu un improvviso bagliore di luce e di fuoco. Rimasi nella
sospensione. Mi trovai come avvolto da quella realtà: Dio. Era come se sentissi
pronunciare per la prima volta quella “parola”, la prima volta che l’avvertivo
così potente, così vasta, senza confini, assoluta: “Dio”.
Mai più ho
sentito pronunciare quella parola - Dio - con quella intensità, con quella
forza sconvolgente. Non l’ho più sentita pronunciare in quel modo, ma mi è
rimasta dentro come allora.
Chiara
proseguiva nel suo discorso: «Ed eccomi a svelarvi chi è Dio... Dio è Amore».
Spiegò dove avremmo potuto trovarlo. Da quel giorno ho preso a cercarlo là dove
lei mi aveva indicato, a riflettere su quali fossero i “luoghi” della sua
presenza, le “fonti del divino”, come lei le aveva chiamate, a cui avrei potuto
abbeverarmi. Questo libro ne è un piccolo frutto.
«Se ci venisse chiesto - proseguì allora Chiara -: qual è il vostro ideale? Noi dovremmo rispondere: Dio». In quel momento Dio era veramente il mio ideale, l’ideale di tutti quei giovani in mezzo ai quali mi trovavo.
S’era
realizzato quello che lei stessa diceva di aver percepito una volta terminato
il suo discorso: mentre parlavo «eravamo veramente un’unità e spero che Dio
abbia visto una cascata di Lui in mezzo a noi». Era stata un’autentica cascata.
Quella “parola”, Dio, la sua realtà, si era riversata su di noi segnandoci per
sempre. Ho scritto questo libro 40 anni dopo, ma il seme fu seminato quel
luglio 1974.
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