Ho iniziato un corso intensivo – una settimana
intera – sulle fonti e gli studi sul carisma e la spiritualità oblata. Ho un
bel gruppo venuto da tutto il mondo.
Convinto come sono che il carisma è un’esperienza
di vita sotto la guida dello Spirito, ha iniziato cercando di collocare l’esperienza
di sant’Eugenio nel suo contesto: i tempi, i luoghi, la cultura…
Quando Eugenio arriva a Venezia alla fine del '700 hanno da poco concluso la grande parabola artistica il musicista Vivaldi,
il pittore Canaletto, il commediografo Goldoni. Chissà se avrà ascoltato almeno
“Le quattro stagioni”, se avrà sentito parlare della Locandiera di Goldoni…
A Palermo avrà ascoltato le musiche di
Domenico Scarlatti, le arie dell’opera buffa di Pergolesi, Cimarosa, Paisiello…
Al suo ritorno in Francia trova tutta
un’altra musica. A cominciare da Beethoven, che dal 1803 al 1815 compone
le Sinfonie dalla Terza all’Ottava, l’opera Fidelio, le sette Sonate, i
Quartetti per archi… La terza sinfonia in Mib maggiore, composta tra il
1803 e 1804, fu intitolata “la sinfonia eroica, composta per festeggiare il
sovvenire di un grand’uomo”. Era stata originariamente dedicata a Napoleone
Bonaparte.
È poi il tempo di Cherubini, Rossini,
compositori italiani ma che hanno lavorato anche in Francia. Nell’anno della
fondazione dei Missionari di Provenza – 25 gennaio 1816 – Rossini componeva Il
barbiere di Siviglia, che andò in scena il 20 febbraio 1816.
In letteratura impera il romanticismo. Tipico
rappresentante è Chateaubriand, di cui Eugenio legge Il genio del cristianesimo,
che esce nel 1802, proprio l’anno in cui egli rientra in Francia: lo ammira e
insieme lo critica.
È poi il tempo dei grandi romanzi, scritti
dai contemporanei Victor Hugo, Alexandre Dumas (padre), Honoré de
Balzac… Sicuramente Eugenio non ha letto le loro opere, ma esse ci consentono
di entrare nel mondo di allora e di conoscere la società del suo tempo.
Così anch’io mi immergo in tempi andati e
riscopro un’esperienza ancora viva.
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