Sfoglio un volume di “Documentazione OMI” e mi trovo sotto gli occhi un articolo di Rolando Polzelli. Oltre al lavoro professionale è stato Direttore nazionale dell’AMMI, Segretario generale del CNEC (https://www.youtube.com/watch?v=l_-PeM5aT14), Presidente dal 1978 al 1990 dell’ong COMI, carica che gli ha consentito di seguire i primi progetti in Ciad e in Senegal e di accompagnare i primi volontari che negli anni si sono succeduti. Ci ha lasciato poco meno di un mese fa. Nonostante il Covid tutta Villalba si è resa presente al funerale. La maggior parte delle persone è dovuta rimanere fuori nella piazza e adiacenze, ma non poteva non contraccambiare l’affetto che Rolando ha sempre avuto per la sua cittadina, testimoniato, tra l’altro, nell’appassionante libro Storie di una città. Ne ha scritti tanti libri, da Di me il dono a Tratti e ritratti alle biografie di Gabriella, di Vannina, di Liuzzo…
Rileggo l’articolo venutomi sottomano per caso, pubblicato nell’aprile del 1998, in preparazione del Capitolo generale degli Oblati che si tenne quello stesso anno a settembre e al quale Rolando partecipò assieme ad altri quattro laici. Ne riporto solo poche righe nelle quale traccia con lucidità la situazione del mondo che vede attorno a sé: «A 2000 anni dalla venuta di Cristo ci troviamo ancora in una situazione in cui molti popoli attendono l’annuncio della salvezza; altri invece abbandonano o rifiutano la fede. Questi sono i nostri fratelli più prossimi, coloro che scegliamo per primi. I quattro quinti dell’umanità vive ancora in condizioni indegne della natura umana e dei doni affidati da Dio all’uomo. (…) La sempre maggior divaricazione della forbice tra ricchi e poveri all’interno di ogni singolo paese e tra nord e sud del mondo ci fa essere sempre più coscienti della manipolazione dei destini dei popoli operata dai potenti della terra».
Segue uno sguardo di
speranza: «In una siffatta situazione la Chiesa rappresenta un segno di
speranza per l’umanità, ancor di più dopo aver riscoperto di essere popolo di
Dio. Così i laici, nella costante lotta contro ciò che deturpa l’uomo,
partecipano al progetto generale di salvezza di Cristo e della Chiesa,
impegnandosi, nella testimonianza, a ricostruire i rapporti tra gli uomini per
rinnovare il tessuto sociale ed ecclesiale di dialogo della società
contemporanea. Dalla coscienza della partecipazione all’unica missione del
Cristo, i religiosi ed i laici, scoprono di essere interpellati dai medesimi
carismi, in sinergia d’amore, ognuno nel proprio ambito di vita...».
Sempre concreto, racconta l’esperienza della sua Villalba e del lavoro che ha svolto assieme a tanti altri di cui era l’anima propulsiva: «Cittadina a 25 km dalla città, quartiere–dormitorio senza servizi sociali, meta di insediamenti temporali di extra–comunitari, due parrocchie frequentate dal 10% della popolazione. Che cosa fare? Si decide di far leva sui bisogni del singolo, per poi trasportarli a livello di collettività, e poter così suscitare quella solidarietà che riapre la strada dell’interesse verso il prossimo e quindi della carità. Su iniziativa dei laici della parrocchia nasce il “Centro di ascolto Caritas” e si sposta il punto di riferimento dei poveri della zona, dalla parrocchia al Centro di ascolto: la popolazione viene coinvolta a far confluire lì i propri aiuti. Tra i poveri che lo frequentano ci sono anche “tossicodipendenti”: la droga è molto diffusa.
Si dà vita ad un gruppo di supporto collegato con una comunità terapeutica
e si invitano le persone della cittadina a far servizio di volontariato in
questo gruppo. Intanto si propagandano iniziative che hanno come scopo l’aiuto
di malati: si insiste sulla donazione del sangue e si fanno raccolte
periodiche; viene proposta la donazione degli organi attraverso campagne di
sensibilizzazione. Sempre più le persone si coinvolgono a l’una o l’altra
iniziativa. La lontananza dagli ospedali suggerisce ancora un’altra iniziativa:
costituire un’associazione che metta a servizio della popolazione
un’autoambulanza nei giorni semi–festivi e festivi, quando anche il servizio
pubblico (comunque lontano) è più debole. Si cercano volontari, vengono formati
come autisti, infermieri e centralinisti; il loro numero aumenta sempre più e
la loro formazione comprende un sempre maggior numero di aspetti e di valori. Su questo tessuto di umanità
rigenerata, si può continuare a costruire, perché gli uomini ragionevoli
possono tornare ad essere cristiani e diventare santi».
Infine la riflessione sul volontariato che considera «il
miglior insieme di valori che può ricondurre l’uomo dall’indifferenza, il
disinteresse, la chiusura nel privato ad una dimensione comunitaria, proprio
perché il volontariato affonda le sue radici nella GRATUITÀ che è il valore
principe della creazione, dell’incarnazione e della salvezza. In questa
esperienza, i laici hanno scoperto di avere la possibilità di svolgere dei
ruoli nuovi ed importanti. Uno è quello della mediazione tra strutture
pubbliche e private perché si generino collaborazioni che tengano conto e
vengano incontro alle esigenze dei poveri. Spesso non si tratta di operare in
strutture esclusive, ma di inserirsi, partecipare ed essere presenti in
organismi rappresentativi attraverso i quali esercitare pressioni per far
funzionare bene e legittimamente le strutture dello stato. I laici in ciò
acquisiscono un nuovo ruolo di giustizia in quanto, con la loro presenza in
tali strutture, mediano tra lo stato ed i poveri aiutando questi ultimi a far
valere i propri diritti».
Grande il nostro Rolando! Grazie della tua semplice, riservata, sincera testimonianza di autentico laico oblato.
Grazie Rolando! Grazie anche a te p. Fabio per averci donato questa bella sintesi di ciò che Rolando ha fatto nella sua vita di Cristiano e di Laico Oblato. Grazie a Dio di averci fatto percorrere insieme a lui un pezzetto della sua stessa strada . M.Cristina e Carlo
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