I nomi,
soprattutto i cognomi, non sono facili da pronunciare, ma sono tre Oblati
simpatici: p. Hyacinth Nwaneri nigeriano, fr. Rafal Dabkowski polacco, p. Daniel
Aliou Mané senegalese. È la piccola squadra appena partita per fondare una nuova
missione oblata in Ghana. Hanno passato un lungo periodo di preparazione qui
con noi alla casa generalizia. Sabato, durante la solenne messa nella nostra cappella,
hanno ricevuto il mandato officiale dal Superiore generale e domenica sono
partiti per la nuova avventura.
Sono tempi
duri per la missione. Non è come quando era superiore p. Marcello Zago, che aprì
comunità in 12 nuovi Paesi. Eppure l’audacia missionaria non viene meno. In
Ghana ci è offerto un santuario mariano e la cura di tanti villaggi sparsi nei
dintorni.
Nella
prima Regola, indirizzata a quelli che allora si chiamano “Missionari di Provenza”,
sant’Eugenio già guardava lontano: «Sono chiamati ad essere i cooperatori del
Salvatore, i corredentori del genere umano e, benché per il momento debbano
limitare il loro zelo ai poveri delle nostre campagne, considerato il loro
attuale piccolo numero e i bisogni più pressanti della gente che li circonda,
la loro ambizione deve abbracciare, nei suoi santi desideri, l’immensa distesa
di tutta la terra».
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