Sul blog del 18 ottobre di quest’anno c’è una foto somigliantissima a questa:
stesso luogo, stesso numero di persone. Soltanto i volti sono cambiati, da
bianchi molti sono diventati scuri… Dettaglio di nessun valore, perché la
sostanza è la stessa: siamo sempre e tutti membri della stessa famiglia che
tornano in un luogo carismatico - San Silvestro al Quirinale -, dove sant’Eugenio ha vissuto per quasi un
anno, a più riprese, dove ha sofferto la sospensione per l’approvazione della Regola, dove è stato ordinato vescovo, dove ha provato l’abbandono da parte del
Papa…
Tutto egli ha accuratamente annotato nei suoi diari e nelle lettere ai suoi Oblati lontani
e tutto è ancora vivissimo, così come lo è il suo sguardo sulla città: Roma, «è
come un compendio del cristianesimo. Quale alimento alla devozione fornisce la
vista di tanti monumenti lì a testimoniare la vittoria dei martiri che hanno
sommerso l’idolatria nel loro sangue! I loro corpi sono ancora visibili, il
loro ricordo, per così dire, è ancor fresco dopo diciotto o diciannove secoli…
Qui tutto è santo per chi ci viene da autentico pellegrino cristiano; io ci
vedo solo gli apostoli, i martiri, i santi confessori di tutti i tempi: non
esiste angolo di Roma che non sia un monumento di fede e di devozione… Qui si
ritrovano tutti i santi, da S. Pietro fino al beato Benedetto Labre e ad altri
più moderni».
Noi
ci troviamo anche sant’Eugenio!
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