Ci siamo presentati al Papa in cinquanta persone, anche se a partecipare al convegno di Roma siamo più numerosi. L’udienza, riservata alle COMI, si è risolta in un’udienza per l’intera Famiglia oblata. È stato infatti sorprendente il discorso di Iliana Chinnici, la presidente delle COMI, che non si è limitata a presentare al Papa il suo Istituto secolare, ma gli ha enumerato le numerose vocazioni del piccolo gruppo di persone presenti, espressione della grande Famiglia nata dal carisma di sant’Eugenio de Mazenod: «Gli Ausiliari, familiari, collaboratori, associazioni di volontariato nate dal nostro Istituto, i Missionari Oblati della Provincia Mediterranea, nostri fratelli maggiori con i loro novizi, e le Missionarie Oblate, nostre sorelle più giovani, qui rappresentate dalla Superiora generale, i giovani dell’MGC… Crediamo nell’essere famiglia…».
Partiti presto dall’albergo nel quale si
tiene il convegno, siamo stati accolti da un sole splendido nell’abbraccio del
colonnato del Bernini. Foto di gruppo davanti alla basilica di san Pietro e via
in Vaticano passando dal Portone di Bronzo, con il saluto delle Guardie
Svizzera armati dalle innocue e scenosissime alabarde. Dal piazzale san Damaso,
cuore dei palazzi apostolici, saliamo per scaloni silenziosi fino alla Seconda
Loggia, affrescata da Raffaello. Di sala in sala eccoci in quella detta del Concistoro. Le pareti sono completamente tappezzate da arazzi che raccontano le
storie di Maria. Un maggiordomo, con fare gioviale, ci suggerisce come
comportarsi quando arriverà il Papa, “Soprattutto non mettetevi
in ginocchio davanti a lui; Papa Francesco ricorda spesso che ci si inginocchia soltanto davanti al Santissimo
Sacramento…”. L’attesa è prolungata e passa in un attimo, in una gioia
silenziosa e composta.
Ed ecco papa Francesco. Appare stanco. Chissà
quanti incontri avrà già avuto in mattinata e altri gruppi lo attendono in
altre sale… Eppure è tutto per noi, come fossimo unici.
Ileana, elegantissima come si conviene per l’occasione, gli rivolge un indirizzo appassionato e lucido, tracciando con precisione l’identità della Famiglia oblata e delle COMI in particolare, la cui vocazioni appare in tutta la sua bellezza. L’istituto è «nato dall’audacia di alcune ragazze che volevano vivere il carisma della evangelizzazione dei poveri con lo sguardo e il cuore di donne che ci contraddistingue come “nuove Maria di Nazareth”». Cercano «di vivere la fedeltà a questo carisma nel mondo del lavoro, delle famiglie di origine, delle comunità ecclesiali», in Italia, Repubblica Democratica del Congo, Uruguay, Argentina. E, ha aggiunto, «ci sono vocazioni anche in Spagna e Polonia». In sostanza, ha fatto presente al Papa, «siamo un piccolo istituto che vive la logica evangelica del granello di senape, del pizzico di sale, del fermento di lievito, una logica di nascondimento e di azione silenziosa, sotto lo sguardo di Dio».
Una vocazione che appare ancora più bella
quando a delinearla è papa Francesco. Le sue parole fanno da specchio alla
realtà profonda che Dio ha costruito attraverso sant’Eugenio e padre Gaetano Liuzzo.
Che gioia sentire direttamente dalla bocca del
Papa le parole che padre Liuzzo ripeteva sovente alla fine della vita, le «parole
incandescenti che vi ha lasciato nel testamento il vostro Fondatore storico: “La
vostra vocazione è l’amore, la vostra legge è l’amore, la vostra medicina è l’amore.
Amore cristocentrico trinitario e missionario universale, in patria e in tutto
il mondo, reincarnando quello della Madre, da vere nuove Maria di Nazareth, ardenti
e generose come e con Lei».
Per me è stato particolarmente bello anche il
richiamo alle parole che «Sant’Eugenio di Mazenod ripeteva spesso agli Oblati:
“In nome di Dio siate santi”». Partendo da queste parole il Papa ha declinato la chiamata delle COMI alla santità: essere pronte, essere Oblate, essere fiduciose in Dio come Maria.
Converrà leggere le parole sia di Ileana sia
del Papa. Meglio ancora guardare integralmente il video di questa straordinaria
udienza.
Un momento commovente è il saluto personale
che il Papa riserva per ciascuno dei presenti, occasione per lo scambia di una
parola, la consegna di un regalo, a cominciare dai dolci siciliani… Fino a
quando il Papa ci lascia con un gesto affettuoso di saluto, mentre cantiamo
in spagnolo con voci poco intonante ma gioiosissime!
Le Guardie Svizzere, riaccompagnandoci fuori,
hanno la delicatezza di farci passare per sale d’incanto, soprattutto attraverso
la cappella interamente mosaicata Redemptoris Mater, il capolavoro di Rupnik.
Cosa di meglio, a qual punto, se non entrare insieme
nella basilica di san Pietro? Dobbiamo ringraziare san Giovanni Paolo II che 20
anni fa diede l’approvazione pontificia alle COMI, e fermarci sulla tomba di
san Pietro a pregare per papa Francesco, come ci ha chiesto esplicitamente.
Continua ad accompagnarci il suo ultimo
augurio: «Che possiate fare tutto con gioiosa dedizione come Maria, così da
essere veramente “cooperatrici oblate missionarie dell’Immacolata”. Avanti con
coraggio e audacia, senza la preoccupazione dei numeri! Voi — lo avete detto —
siete come lievito. Piccole, nascoste, ma piene di fede. Quanto più grande è la
pasta da lievitare, tanto più ricco di qualità dev’essere il fermento!».
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