È ormai un anno da quando p. Santino ci ha lasciato.
Quando ho riordinato la sua stanza ho trovato
un numero inimmaginato di articoli, dispense, appunti… Ha scritto davvero
tanto. Ma non ha lasciato nessun libro. Perché? Mi pare per tre motivi.
1. Quando trattava un qualsiasi argomento, la
cosa più importante erano le premesse e si perdeva. Ogni tema andava infatti collocato
e compreso in un orizzonte più vasto, andava inquadrato in una realtà più
ampia, Occorreva un adeguato contesto culturale, storico, sociale… Santino: uomo
di vedute grandissime.
2. Vi avviava a scrive il libro. Schemi
elaboratissimi, stesure di capitoli e capitoli… Ma non andava mai bene, era
sempre insoddisfatto, sempre alla ricerca di un oltre. Così il libro non
arrivava. Tendeva sempre a un di più, a un al di là. La Verità rimaneva ineffabile.
Santino: uomo di desideri insaziabili.
3. I suoi argomenti erano la formazione, la
vita religiosa, la costruzione dell’uomo nuovo... Era un teorico, un
intellettuale, ma le sue ricerche toccavano la persona concreta e le carte
sfumavano per lasciar posto alle reali relazioni umane. Invece di scrivere
libri preferiva scrivere persone. Santino: uomo di rapporti intensi.
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