Settant’anni vanno
celebrati come si deve. Da un anno a questa parte ogni mese, passando di
regione in regione, le COMI hanno ricordato l’anniversario della loro nascita
con eventi legati non alla memoria del passato, ma ai temi attuali più caldi,
condividendo esperienze e progetti. Adesso è arrivato il momento del Convegno
nazionale. Il Covid penalizza pesantemente le presente, ma la vita va avanti
nonostante tutto ed eccoci a Roma, nella casa dell’ACLI, per interrogarci sul
nostro ideale missionario.
Un convegno che, pur
nei numeri ridotti, coinvolge tante realtà della Famiglia oblata: non solo
COMI, ma Ausiliari, Movimento Giovanile Costruire, COMI ONG, AMMI, Oblate,
Oblati… Siamo riusciti a coinvolgere anche il Papa, che ci accoglierà in
udienza privata!
A me il compito di
rievocare l’Idea missionaria, che è all’origine di tutto questo movimento.
La missione, l’“idea
missionaria”, come egli la chiamava, è stata l’assillo, la passione di p.
Gaetano Liuzzo. Egli sembra ripetere, come per Paolo: “Guai a me se non
annuncio il Vangelo”. Si sentiva in dovere di obbedire al mandato di Gesù di
andare in tutto il mondo; avrebbe voluto essere un “missionario di tutti i
climi” – come dice il titolo di un suo famoso libro.
Dovendo restare in
Italia si propose di inculcare l’Idea della missione e di suscitare “missionari
dell’Idea missionaria”! Per questa grande idea non si è risparmiato, ha viaggiato,
ha scritto, ha parlato, “a tempo opportuno e importuno”, proprio come Paolo.
Niente gli pareva mai troppo. Scrisse addirittura al suo Superiore generale, p.
Marcello Zago, chiedendogli che al Sinodo dei vescovi del 1987, che avrebbe
avuto come tema il ruolo dei laici nella Chiesa, insistesse sul dovere
missionario di tutti i cristiani. «Ho la netta impressione – gli faceva
presente – che si batterà molto sullo specifico del laico cristiano, cioè
l’animazione cristiana delle realtà temporali…, ed è giustissimo… Ma ho paura
che ci si fermi solo a questo punto…,
mettendo in ombra quanto lo stesso Concilio chiede a tutti i fedeli…, cioè
un’azione apostolica diretta dentro e fuori la Chiesa ossia missionaria, oltre
ovviamente ad una spiritualità “veramente cattolica” come dice Ad gentes n. 36». Gli allegava in
proposito alcuni testi conciliari che sottolineano questo secondo aspetto come
diritto-dovere di ogni fedele che ha la sua origine nei sacramenti del
battesimo e della cresima, nell’inserimento nel corpo mistico, «oltre che
nell’esigenza della vera carità universale» (29 settembre 1987).
Padre Liuzzo ci
lascia la ferma convinzione che tutti i cristiani sono missionari in forza del
battesimo e sono chiamati ad operare in prima persona, a diventare i primi e
più diretti artefici dell’evangelizzazione di ogni ambiente, in patria e
all’estero, sull’esempio dei primi cristiani i quali spontaneamente presero a
raccontare il Vangelo ovunque si trovassero o andassero. «Tutti i battezzati
sono per il fatto stesso resi esseri potenzialmente divinizzati; costituiti
quindi come un... esercito di Missionari portatori di… esplosivo salvifico!»
(Circolare n. 73, p. 113).
«All’inizio noi non
pensavamo direttamente all’Istituto – racconta nel tracciare la storia delle
COMI –. Però, già dal ’50 io parlavo di vocazione missionaria, non di vocazione
alla consacrazione, ma di vocazione missionaria. (…) Due grandi leve che mi
hanno aiutato e sostenuto: l’amore alla Congregazione [degli Oblati di Maria
Immacolata] e conseguentemente alle missioni estere e la Madonna. (…) Il punto
focale era: Come gli Oblati missionarie di tutti i climi, almeno con il cuore,
come gli Oblati. (…)
I carismi hanno
qualcosa di profetico, di anticipatore. Sulla questione missionaria, lo sapete
benissimo, abbiamo anticipato il Vaticano II. Ha pubblicato i suoi decreti: Lumen Gentium e Ad Gentes, certe frasi, certe idee, me le ha rubate ed è stata una
delle più grandi gioie della mia vita. Segno che quello era la vera teologia,
che io non avevo inventato niente. Questo senso profetico non deve finire mai
nell'Istituto, se no il suo carisma non cresce. (…) Quello che è stato
riportato anche nelle Costituzioni che l'idea e l'ideale missionario, non sono
soltanto dei traguardi a cui mirare con tutte le forze, ma che sono anche un
mezzo potentissimo di autentica formazione umana e cristiana» (Storia delle origini dell'Istituto C.O.M.I.).
«Essere missionario –
scriveva ancora – significa annunziare e diffondere la fede e l’amore salvifico
di Cristo, dovunque: dal proprio ambiente agli estremi confini del mondo. È
un’attività che non ha limiti né di spazio né di tempo. È la ragion d’essere
delle Comi (CC 19)» (Circolare aspiranti, n. 4).
Ma questo è soltanto
l’inizio della mia relazione…
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