«Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà» (Mc 8, 35).
Più
chiari di così non si può. Nessun alibi. Per quanto cerchiamo di addolcirle quelle
di Gesù rimangono parole scandalose. Anche Pietro si è ribellato perché
inaccettabili.
Vanno
contro la tendenza attuale – e di sempre – dell’autoaffermazione, dell’autorealizzazione,
dell’io al primo posto, re assoluto. Ne ho scritto giorni fa:
http://fabiociardi.blogspot.com/2021/09/remo-ma-e-mia-moglie.html
Eppure
non è una cosa tanto strana. Rita Livi Montalcini ha perso la sua vita – non si
è sposata, non ha avuto figli – perché aveva un ideale grande davanti a sé, che
motivava ogni possibile rinuncia: la scienza. Non dava l’impressione di una
donna che aveva “perso”, rinunciato a qualcosa, ma a una donna che aveva
vissuto pienamente per una causa. E Madre Teresa ha pensato a sé? Eppure che
donna! Ma quanti esempi più umili vediamo attorno a noi, di persone che hanno
saputo mettere da parte la propria realizzazione per dedicarsi a qualcosa per
la quale pensavano valesse la pena vivere.
E
anche quanti esempi contrari, purtroppo, di chi cerca solo se stesso e poi
trova il vuoto attorno a sé, la solitudine, l’insoddisfazione, il non senso…
Nel
dono di sé, nell’amore per l’altro, nel vivere per la persona o la causa amata –
costi quello che costi – si trova la piena realizzazione di sé, la gioia del
vivere.
Vale
anche per il cristiano. Per cosa vivo? per chi vivo?
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