Nonostante l’esempio di Priscilla e Aquila e l’insegnamento dei Padri,
lentamente l’ideale di santità si sposta dalla coppia al singolo coniuge. La
scelta di Dio e della radicalità evangelica sono certamente personali, ma
dovrebbe essere normale viverla insieme, e certamente è così, siamo circondati
da una “moltitudine di testimoni” (cf. Eb 12, 1). Ma le coppie di
testimoni, riconosciute come tali, nella santità “canonizzata”, sono veramente
poche, anche se alcuni notissime. Vi sono copie famose più per la santità dei
figli, che per la loro, come ad esempio Gregorio e Nonna, genitori di Macrina,
Basilio e Gregorio di Nissa; Salvina e Gordanio, genitori di Gregorio Magno. Ma
vi sono anche Isidoro l’Agricoltore e Maria de Cabeza, o Lucchese e Buonadonna
da Poggibonsi, che da san Francesco ottennero l’abito di penitenza dando
origine al Terz’ordine francescano. Abbondano soprattutto coppie di re e
regina.
Ma sono santi lontani nel tempo, poco conosciuti e che difficilmente
possono ancora ispirare il cammino delle coppie di oggi. Per le più le sante
sposate sono state canonizzate in quanto vedove, o perché si sono chiuse in
monastero divenendo monache, non tanto per il loro stato matrimoniale. Anche
quando entrambi i coniugi sono dichiarati santi, lo sono separatamente l’uno
dall’altro. Eppure tanti si sono fatti santi non nonostante fossero sposati, ma
proprio perché sposati. Non è il matrimonio un sacramento, una via di santità?
Per fortuna oggi vengono proposti nuovi modelli di santità familiare. A
cominciare da due coppie famose: Zelia e Luigi Martin, che hanno dato vita ad
una straordinaria famiglia di cui fa parte Teresa di Gesù Bambino, e Luigi e
Maria Beltrame Quattrocchi, anche loro con quattro figli di cui tre
abbracciarono la vita religiosa. I coniugi di entrambe le coppie sono stati
finalmente canonizzati proprio in quanto coppia, perché hanno percorso insieme
il cammino di santità!
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