sabato 18 settembre 2021

Pacta sunt servanda


Questa domenica celebro per un cinquantesimo di matrimonio.

Mi torna alla mente uno dei miei scritti che più mi è caro: “Elogio dell’infedeltà”, nel quale tra l'altro scrivevo: 
«Beato chi ha deciso in cuor suo di essere infedele a se stesso, ai propri progetti, con quanto ha promesso e pianificato.
Beato chi ha affidato la propria vita ad un Altro e lo lascia fare da regista, e si dichiara pronto a recitare la commedia, la divina commedia che Lui gli suggerisce.
Beato chi Lo lascia libero di scombinare gli schemi; Lui che come vento soffia dove vuole: sai da dove viene ma non sai dove ti porta: è libero e creativo, sempre imprevedibile. (“Quando eri giovane andavi dove volevi, quando sarai grande un altro ti afferrerà e ti porterà dove tu non vorrai”)
Vivere in balia dello Spirito.
Passare dal certo all’incerto, dal noto all’ignoto.
Avventura di vita nuova, imprevedibile.
La coerenza è lineare (o almeno lo sembra, vista dal basso). Ma non lascia libero lo Spirito di esprimersi con la creatività che lo caratterizza.
L’incoerenza è bizzarra (o almeno lo sembra, vista dal basso). Ma possiede la linearità del disegno di Dio. La sua armonia la cogli dall’alto. Incoerenza per una coerenza superiore.
Conviene lascia la sicurezza del timone, sciogliere la vela e affidare la guida allo Spirito».

Allora cosa dirò agli sposi? Che vadano dove vogliono?

C’è un altro mio scritto che mi è altrettanto caro: “Elogio della fedeltà” dove tra l'altro scrivo:

«Fedeltà: È la qualità dell’amore che ne esprime l’ininterrotta continuità, la coerenza non contraddetta.
Può esserci amore vero senza una storia? senza la prova del tempo? senza la durata, che sola consente di assaggiare tutte le stagioni dell’amore e lo rendono saporoso e fecondo?
Non è l’amore una storia d’amore, che si alimenta costantemente del ricordo?

Fedeltà. Memoria dell’amore, ne richiama le radici lontane, ben piantate nel passato: garanzia di vita anche in tempi d’arsura. Gusto della continuità.
Senza nostalgia, perché il ricordo non è mai fissato staticamente una volta per tutte. La memoria lo plasma continuamente componendo e ricomponendo, caleidoscopio di eventi già vissuti, resi al cuore con sempre nuovi colori e nuovi sapori.
Esperienza che rivive nel presente.

Fedeltà. È la promessa dell’amore che si apre al futuro e ha il coraggio di dire: per sempre. È speranza certa, che dilata spazio e tempo all’infinito, ebbrezza di perennità.
Non conosce la noia perché non è ripetitiva fissità. Apre percorsi inediti, inventa, fantasia dell’amore, creatività dinamica, ogni giorno rinnovata.
È la crescita dell’amore.

Fedeltà. E quando il tradimento ne spezza il filo?
No, non è un percorso lineare la storia del mio amore (quanti strappi e quanti nodi, matassa di fili aggrovigliati…).
C’è posto anche per l’infedeltà nella fedeltà: la colora di misericordia e di perdono.
E quando il futuro è incerto e la fragilità non ne dà più la garanzia?
C’è posto anche per la trepidazione e le paure, nella fedeltà: la rendono autentica.

Allora “infedeltà”, nel senso di libertà creativa e autorealizzazione, oppure “fedeltà”, fatta di perseveranza, di stare ai patti, costi quello che costi? Mettere al primo posto se stessi o l’altro? Ma sono proprio contraddittori, o sono due dimensioni dello stesso amore?

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