Sabato mattina sono salito al santuario di Loreto, il
modo migliore per preparare la festa del 15 settembre. È davvero uno scrigno d’arte!
Il capolavoro più prezioso è naturalmente la Sacra Casa, icona
della casa dell’annunciazione e insieme della Santa Famiglia di Nazaret. È un
luogo santo, che parla ancora, dopo duemila anni. E dice purezza d’amore di
Dio, adesione al suo disegno, fa respirare aria di cielo, rivivere armonia di
rapporti, unità… Chi uscirebbe mai?
Significativo il lungo elenco dei santi che vi sono
passati (naturalmente il nome di Eugenio de Mazenod è scritto sbagliato!).
Nel suo diario, il 7 maggio 1826, sant’Eugenio, in visita
al santuario, scrisse: «Quando si dice messa in questo luogo santo si vede
arrivare con gioia il momento in cui Gesù ricompare nella dimora in cui è vissuto
durante il suo passaggio quaggiù. […] Sono andato via quando la stanchezza mi
ci ha costretto. La pietà dei fedeli, che vanno e vengono dalla cappella e non
ne escono senza aver baciato le mura ripetutamente con una dimostrazione di
affetto commoventissima, ispira un non so che di tenero e invita a
immedesimarsi dei loro sentimenti».
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